Mimmo Centonze e Vittorio Sgarbi sono stati ospiti negli studi di RAI 1 in una puntata di "Uno Mattina Caffè" per raccontare insieme la mostra "Mimmo Centonze" tenutasi a Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 29 maggio al 10 giugno 2012, curata dal noto critico d'arte.
"Uno Mattina Caffè", il programma di Maurizio Gianotti che va in onda su RAI 1 prima di Uno Mattina Estate, è condotto dallo scrittore e critico letterario Arnaldo Colasanti che ha intervistato Mimmo Centonze chiedendogli il significato delle sue opere sui capannoni nonché delle opere dedicate alla figura del padre dell'artista.
Mimmo Centonze ha detto: “Nelle figure ho cercato sempre di scavare a fondo nell'animo umano perché ogni volto ha il merito di essere ritratto. Se avessi vita eterna ritrarrei tutta l'umanità. Mi piace molto ricercare l'universo che ogni viso porta con sé”.
Su come è nata la ricerca sul tema dei capannoni ha dichiarato: “Cercavo un modo per raccontare Dio, il più grande artista dell'universo, ma non in maniera figurativa come lo avrebbe fatto Caravaggio o Rembrandt, perché oggi non lo puoi fare più. Ho cercato quindi di rappresentare la luce divina che riscatta dei ferri vecchi abbandonati in questi capannoni industriali...è una luce che ti attira fuori dall'opera stessa, una luce divina e soprannaturale che ti attira fuori dal capannone”.
Sulle opere dedicate alla figure del padre l’artista ha affermato: “C'è stato un periodo, dal 2002 al 2004, in cui ho realizzato sette dipinti su mio padre...in alcuni quadri ho rappresentato la sua malattia della pelle, la psoriasi, ma in altri no perché è come se l'avessi curato con la pittura, perché è una malattia inguaribile”.
Vittorio Sgarbi ha dichiarato su Rai 1: “Pittori come Centonze richiedono un rispetto che spesso la critica non concede loro per arroganza o presunzione di aver individuato una linea che l'arte non può avere. Non c'è una linea nell'arte del Rinascimento. Convivono Paolo Uccello, Masaccio e Gentile Da Fabriano e soltanto a posteriori possiamo vedere in uno di loro qualcosa che spinge in avanti, che ci rende così definitivi Masaccio come Caravaggio. Però anche Caravaggio convive con Carracci. Quindi tutta la storia dell'arte ci insegnerebbe la prudenza che invece i miei colleghi, con un dogmatismo insopportabile, non praticano...Alla Biennale di Venezia Centonze ha fatto, nel Museo della Mafia, il ritratto di Totò Riina che infatti ha avuto molta fortuna. Centonze nel suo percorso (sui capannoni ndr) ha fatto qualcosa di molto simile a Dante: un percorso attraverso l'inferno per arrivare al paradiso”.