La Versilia come l’Emilia? Il rischio-liquefazione è molto remoto ma teoricamente presente
Giampiero Petrucci, geologo viareggino, è da tempo nostro collaboratore: per Meteoweb ha tra l’altro curato la sezione dedicata agli tsunami italiani e ieri abbiamo pubblicato il suo interessantissimi approfondimento dal titolo “Perché l’Italia trema? Cause e rimedi dei terremoti che affliggono il nostro paese“. Esperto di monitoraggi ed attento osservatore dei fenomeni naturali estremi, ha notato diverse analogie tra il territorio emiliano teatro dei recenti eventi sismici e la Versilia, sua terra d’origine. Sollecitato da troppe voci discordanti ed allarmistiche in materia di terremoti, coglie l’occasione per esprimere le proprie opinioni.....
..............Di chi è la colpa?
“Dei nostri politici, prima di tutti. Della loro trascuratezza nei confronti dei problemi ambientali e della salvaguardia dei cittadini. Abbiamo costruito troppo e male, soprattutto durante il boom degli anni ’60 quando c’era fame di case per tutti. Soprattutto abbiamo costruito anche là dove non si doveva: sulle faglie, su frane quiescenti, alla base di rupi o pendii, sulle rive del mare, perfino negli alvei dei fiumi. Soltanto dopo le grandi tragedie, corriamo ai ripari. Dopo Friuli ed Irpinia qualcosa è stato fatto, ma troppo poco e non sempre in maniera adeguata. La colpa non è certo della Protezione Civile, tra le migliori del mondo per efficienza ed organizzazione (grazie anche ai numerosi volontari) negli interventi del dopo, soprattutto adesso che sono finiti i grandi eventi e le spettacolarizzazioni. Il nostro problema è il prima, la prevenzione. Lì siamo veramente troppo carenti: se e quando le leggi esistono, spesso non vengono applicate oppure, ancora peggio, non si verifica la loro applicazione sul territorio. E la colpa è anche del Consiglio Nazionale dei Geologi che non riesce a far capire quanto la figura del geologo sia fondamentale per la salvaguardia del territorio. Purtroppo siamo “professionisti di serie B”, da sempre ostaggi di ingegneri ed architetti i quali, quando sono obbligati a chiamarci per una perizia, storcono sempre la bocca e spesso dicono che non serviamo a niente o che costiamo troppo. Poi però, quando la terra trema, si ricordano di noi, polemizzando sulla previsione dei terremoti o sulle alluvioni annunciate. E poi ci stupiamo se ogni anno dobbiamo piangere decine di morti per eventi naturali. Un paese civile non si comporta in questo modo: la salvaguardia dei cittadini e del territorio dovrebbe essere una priorità assoluta. Invece, purtroppo, in Italia non lo è mai stata seriamente, a prescindere da chi ha governato”.
Quali rimedi suggerisce?
“Non sono così esperto da avere soluzioni, posso solo commentare ciò che vedo. Si dovrebbe chiedere agli ingegneri, soprattutto agli strutturisti, e dare maggior peso alle opinioni dei geologi. Certo è che ogni edificio ha una storia a sé. Il terreno, soprattutto in Versilia dove non mancano pure zone di bonifica, può cambiare ogni metro e variare dunque repentinamente la sua resistenza al taglio così come la risposta all’attraversamento di un’onda sismica. Ecco perché si dovrebbe organizzare una verifica territoriale più capillare: ciò può certamente essere eseguito con le nuove costruzioni che, grazie a tecniche antisismiche innovative, possono resistere a sismi anche di magnitudo elevate. Il grandissimo problema sono le costruzioni esistenti, soprattutto quelle degli anni ’50 e ’60 che a Viareggio, ed in molte altre parti d’Italia, sono veramente parecchie. Inoltre molti Comuni sono stati classificati sismici soltanto dopo il 1984: prima di questa data tutto era permesso in fatto di costruzioni e molto lo è stato anche fino al luglio 2009 quando, finalmente, è entrato in vigore il nuovo decreto Norme Tecniche di Costruzione, un vero cambiamento epocale in materia di edilizia in aree sismiche. Rimane però il fatto che oggi sul territorio nazionale esistono milioni di edifici, pure pubblici, che non conoscono alcuna protezione sismica. Teoricamente, per salvaguardarci veramente, dovremmo riverificare le condizioni strutturali di ogni edificio, gestendolo tramite una specie di carta d’identità che lo accompagni dalla nascita alla morte, proprio come un nostro documento personale. Oppure realizzare mappe multilivello in funzione della profondità, in modo da conoscere esattamente le caratteristiche del sottosuolo su cui vanno ad innestarsi, o sono già innestate, le fondazioni di ogni fabbricato in modo da prendere gli opportuni accorgimenti antisismici. Ma ovviamente è utopia. Anche stavolta accadrà poco o niente, ci rivedremo alla prossima catastrofe. E probabilmente faremo gli stessi discorsi”....
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