Enews 335, mercoledì 21 marzo 2012
Sono in ritardo di quasi una settimana sull'appuntamento quindicinale e dunque cerco di recuperare il nostro filo diretto. Ci sentiremo poi la prossima settimana per una enews straordinaria, dedicata al bilancio annuale delle cose fatte a Firenze (saremo infatti nella settimana del capodanno fiorentino) e torneremo poi al ritmo quindicinale il prossimo lunedì 2 aprile. Ricordo le regole del gioco. Chi vuole cancellarsi dai destinatari deve solo farmelo sapere via email: enews@matteorenzi.it Tutti i suggerimenti, le idee, i consigli, le critiche sono per me utilissime: non riesco a rispondere personalmente a tutti, ma leggo ogni vostra riflessione sindaco@comune.fi.it. Per me questo filo diretto costituisce un’oasi di riflessione molto importante. Grazie!
1. La vicenda delle bambine della scuola ebraica di Tolosa stringe il cuore e spezza il respiro. “Non conosco peccato più grande di quello di opprimere gli innocenti in nome di Dio” diceva il Mahatma Gandhi. Penso a una scuola che è luogo di futuro e di vita che diventa mattatoio. E penso al dolore di un popolo costretto a vivere nella paura perché sempre obiettivo di qualche ideologia folle e assassina. Ho scritto a questo proposito a Joseph Levi, rabbino di Firenze, una lettera che trovate qui.Penso anche al dolore del mondo che facciamo finta di non ascoltare e sul quale invece non abbiamo più alibi. È una delle conseguenze dell'innovazione tecnologica. Mi spiego: la rivoluzione della comunicazione ci consente ormai di avere informazioni in tempo reale senza mediazioni o censure da ogni angolo del globo. Certo, non conosco i dettagli, ma io so che cosa sta accadendo in Siria. Da oltre un anno si parla di primavera araba, eppure in quella terra la repressione continua nel fragoroso silenzio della comunità internazionale. E dovrei vergognarmi del mio sostanziale disinteresse, della mia lontananza, della mia apatia. Certo, posso sempre dire a me stesso, quasi per giustificarmi, che i giornali dedicano un trafiletto alla Siria e una pagina a Cicchitto e alla Finocchiaro. Ma l'avvento dei nuovi mezzi di comunicazione ha rovesciato l'impostazione tradizionale e aperto nuovi settori di informazione: persino un sindaco di periferia come me ha superato proprio in questi giorni i 120.000 amici su Facebook e i 100.000 followers su Twitter. Dobbiamo dunque fare lo sforzo di parlare anche di cose non scontate, cose che non sembrano tirare i grandi numeri. Ma che ci rendono orgogliosi (e in altri casi ci fanno vergognare) di essere uomini di questo tempo. In questi giorni c'è stata una polemica perché l'attore George Clooney si è fatto ammanettare durante una protesta contro il regime sudanese e la sua oppressione violenta nel Darfur. Qualcuno ha scritto che Clooney lo ha fatto per farsi pubblicità. Non so e non posso sapere. Ma so che se Clooney non fosse stato ammanettato il Darfur in prima pagina non ci sarebbe stato neanche per caso. E allora dico grazie a chi utilizza la sua visibilità per una causa giusta, a chi ci costringe a dare del tu alla realtà senza nasconderci
Intendiamoci: io lo so che faccio il Sindaco, che devo mettere a posto le strade, pulire la città e cercare di rendere il traffico più scorrevole. Mi pagano per questo, non per chiacchierare in libertà. E sono obiettivi mica da ridere per la nostra terra. Però credo sia un nostro dovere fare uno sforzo, tutti, per sentire vivo il dolore del mondo; altrimenti diventiamo robot, senz'anima. E per rispondere – per quanto possibile, per quanto fattibile – alle sfide di questo tempo inquieto. Qualcuno si domanderà: O Matteo, ma che hai fatto per partire così, in questa enews? Dormito male? Lo so, può sembrare un'omelia banale e fuori posto. Ma vorrei dirvi che avverto lo schifo per tutte le volte in cui la notizia di una strage di bambini ha lo stesso spazio sul giornale dell'ultima esternazione di Scilipoti. Mi fa schifo, schifo, schifo. Tutto qui. E vorrei che noi non perdessimo mai l'abitudine di commuoverci e sconvolgerci.
2. Al Quirinale si è svolto l'incontro conclusivo delle cerimonie per i 150 anni. Dobbiamo enorme gratitudine a Giorgio Napolitano non solo per quello che ha fatto risolvendo rapidamente e brillantemente la crisi di governo di fine 2011, ma anche per il modo con il quale ha consentito al Paese di riflettere su se stesso in questo anno di celebrazioni. Ho ancora negli occhi la notte tricolore di Firenze dello scorso anno (foto) o la tre giorni del Presidente con noi a Maggio (foto). Ci siamo riscoperti Paese nel nome di una comunità e non di tante tribù. Abbiamo riscoperto che ciò che ci tiene insieme non è solo un passato più o meno comune, ma anche un'identità di valori più solida di quanto ci raccontiamo. E la figura del Presidente della Repubblica è stata fondamentale per aiutarci in questo cammino. Nel corso della mostra al Vittoriano e poi dell'evento al Quirinale ho avuto modo di scambiare qualche impressione su questo con il Presidente (era particolarmente impressionato dalle iniziative delle scuole e dei comuni) e gli ho portato il grazie di Firenze. Con lui, e con tutti gli altri ospiti, ho ascoltato con gioia Roberto Benigni rileggere alcuni documenti della nostra storia, commuovendomi in particolar modo nel momento in cui ha fatto risuonare nel salone del Quirinale le parole dei condannati a morte della Resistenza. La vera sfida, adesso, diviene culturale. Tocca a noi, adesso, vivere la sfida di una nuova frontiera, nel tempo della globalizzazione e dell'interconnessione: dare un significato diverso, inclusivo e solidale, alla parola Patria. I festeggiamenti sono finiti, le sfide appena iniziate.
3. Come vi ho già accennato in una precedente newsletter, ho scritto per Rizzoli un libro chiamato “Stil novo – La rivoluzione della bellezza tra Dante e Twitter”. Che prende spunto dalla storia di Firenze, certo. Ma per parlare del futuro dell'Italia. Io non so che reazioni susciterà. Probabilmente qualche esperto della storia di Firenze si metterà le mani nei capelli. Ma l'idea di fondo è semplice: capire se la bellezza che Firenze ha diffuso generosa nel corso dei secoli ha ancora qualcosa da dire e da dare al mondo di oggi (qui la copertina). Sarà nelle librerie a partire da mercoledì 4 aprile. Lo presenteremo il prossimo mercoledì 4 aprile alle 21 alla Pergola. Se ci sarà modo di salutarci di persona mi farà molto piacere. Altrimenti chi vorrà potrà seguire la presentazione in streaming sul profilo facebook. Nelle settimane successive, compatibilmente agli impegni cittadini, tornerò a girare l'Italia per presentare il libro: in questi giorni i ragazzi del mio staff stanno ricevendo le richieste e organizzando i vari giri. Ne parleremo più diffusamente nelle prossime enews.
Ho detto che vi romperò le scatole anche la settimana prossima con una newsletter tutta sulla situazione fiorentina. Quindi oggi posso procedere con l'accetta raccontandovi molto sinteticamente solo alcune delle cose realizzate.
I. Battaglia d'Anghiari. Avrete probabilmente già seguito la notizia, che del resto ha fatto il giro del mondo, da Al Jazeera alla CBS, dall'Azerbaijan fino al Costarica. E meno male che gli esperti dicevano che stavamo sbagliando parete (qui la presentazione del video realizzato dal National Geographic). Nessuno ha danneggiato il Vasari ma grazie alla cocciutaggine dell'ingegner Seracini e alla disponibilità di National Geographic, oggi abbiamo la certezza che la parete in cui si nasconde uno dei più grandi capolavori di Leonardo è quella giusta e che sotto l'affresco di Vasari ci sono tracce di colori e di materiale organico che visti i documenti storici è praticamente impossibile non attribuire al genio di Vinci. Rimane ancora da capire in che condizioni sia – dopo cinque secoli – la pittura a olio di Leonardo e potremo farlo intervenendo ancora una volta senza danneggiare il Vasari, una volta ottenuta l'autorizzazione del Ministero che abbiamo già richiesto. Non ho bisogno di spendere una parola in più sull'importanza di questa ricerca rispetto alle parole pronunciate in Consiglio Comunale lo scorso 27 febbraio.
II. Lotta all'evasione. Per noi è una priorità e l'ufficio recupero evasione che abbiamo organizzato inizia a raggiungere i primi risultati, abbiamo già fatto 30 segnalazioni sospette alla guardia di Finanza fra cui quella di chi dichiarava reddito zero, ma è proprietario di 175 auto.
III. Firenze e la qualità della vita. Qui trovate un interessante articolo del Corriere della Sera e la mia intervista sull'esito della ricerca. Felici, ovviamente. Ma c'è ancora molto da fare, eccome se c'è ancora molto da fare.
IV. Maggio Musicale. Dopo una lunga stagnazione nella trattativa, il CDA del Maggio, su corretta richiesta della sovrintendente Colombo, ha dichiarato lo stato di crisi della Fondazione, passaggio fondamentale per riuscire a ridurre ulteriormente le spese. In questo primo anno e mezzo della gestione Colombo le entrate pubbliche e private sono aumentate mentre le spese sono sensibilmente diminuite. Rimane, tuttavia, da fare ancora un grande lavoro per portare il bilancio a pareggio. Certo, tutto sarebbe stato più semplice se nel passato non si fosse assunto con troppa facilità e non si fosse giocato a lasciare debiti ai successori, come purtroppo brutta abitudine nel Paese del debito pubblico. Bisogna dirlo con chiarezza che è finita la stagione del “tanto-paga-Pantalone” nelle istituzioni culturali. Al Maggio ci stiamo provando con coraggio e determinazione: spero che anche da parte sindacale ci sia responsabilità. Forse salterà qualche concerto per sciopero, ma la strada che abbiamo preso è l'unica che ci eviterà di far saltare il Maggio per sempre.
V. Sul sito www.matteorenzi.it trovate l'elenco di tutti gli eventi di questi giorni in città. Dalla Maratona per Bach, che ha avuto un successo incredibile e che è stata chiusa da un dialogo tra il pianista Ramin Baharami e il cantante Vinicio Capossela fino all'inaugurazione del nuovo campo da rugby e football americano a San Bartolo a Cintoia (per chi vuole vederlo, qui c'è una foto). Dal trionfo dell'appuntamento annuale di Taste alla Leopolda fino agli alloggi di legno per le case popolari di Novoli. Merita un pensiero particolare la vicenda delle Murate. Ve ne ho già parlato più volte, specie a proposito dell'inaugurazione del caffè letterario e dei locali della Robert Kennedy Foundation. Ma vale la pena di sottolineare, credo, che proprio in questi giorni abbiamo consegnato assieme al vicesindaco Nardella le chiavi di sette laboratori innovativi a sette aziende specializzate in tecnologia che lavoreranno proprio nell'ex carcere delle Murate. Dunque questo spazio adesso tiene insieme edilizia popolare, ristoranti, caffè letterario, realtà commerciali, un parco urbano innovativo, centri di ricerca internazionale, spazi urbani contemporanei e luoghi per artisti. Non male, no? Ma il bello deve ancora venire.
Varie. Sulle questioni nazionali ho fatto una chiacchierata con Guy Dinmore, il corrispondente italiano del Financial Times, che gli interessati troveranno qui. Ho partecipato con una delegazione di Sindaci all'incontro con il Presidente del Consiglio Mario Monti (qui una foto). Al di là delle cortesie istituzionali e dei buoni rapporti formali, qui c'è un problema grosso come una casa. Per il momento gli unici che stanno pagando il conto sono i Comuni. Giusto per dare un'idea: nel periodo che va dal 2005 al 2010, la spesa pubblica è aumentata. Altro che tagli e lotta agli sprechi: in questi cinque anni la pubblica amministrazione ha aumentato i costi di 20 miliardi di euro, mica noccioline. Ebbene, nello stesso periodo, nello stesso identico periodo i Comuni italiani hanno ridotto le proprie spese di 2,7 miliardi di euro. Insomma: gli organi centrali e regionali continuano a spendere, i comuni a tagliare. E naturalmente chi è che mette la faccia davanti ai cittadini, se non i sindaci? Dunque abbiamo chiesto a Monti di avere maggiore attenzione verso le realtà municipali e soprattutto di sbloccare almeno parte del patto di stabilità. Qui ci sono aziende che stanno fallendo perché i Comuni non sono autorizzati a pagarle. Ma non vi sembra una follia?
Un sorriso, a lunedì prossimo
Matteo
Pensierino della sera: Non capisco le polemiche intorno al dolore delle madri e dei padri che perdono un figlio prima della nascita. Conosco amici che hanno dovuto affrontare il lutto di sapere qualche ora prima del parto che il cuoricino del bimbo - atteso per nove mesi - non batteva più. E quelle eroiche mamme hanno partorito e abbracciato un bambino nato morto. Noi abbiamo regolamentato uno spazio per loro dentro i nostri cimiteri: lo prevede una Legge del 1990 e dal 1996 a Trespiano sono 1019 i feti sepolti così. Perché violentare quel dolore con una polemica ideologica? Perché questo Paese non può imparare a essere laico davvero, rispettando la libertà degli altri?