Cinema-L'ultimo Terrestre alla Mostra di Venezia

L'Ultimo Terrestre - Cinema

 
recensione di Francesco Manca
Ultimo dei tre film italiani in Concorso alla 68a Mostra del Cinema di Venezia, L’ultimo terrestre è l’opera d’esordio dietro la macchina da presa del noto e apprezzato fumettista pisano Gian Alfonso Pacinotti - meglio conosciuto con lo pseudonimo/vezzeggiativo Gipi - che adatta per il grande schermo la graphic novel di Giacomo Monti, Nessuno mi farà del male.
Concepibile, per certi versi - e con ovvie cognizioni di causa - come un ritorno dell’industria cinematografica nostrana al cinema di genere, quella a cui ci troviamo di fronte è in realtà una sincera e disarmante parabola sulla natura umana - più che extraterrestre - sui sentimenti, sulle emozioni, sulle relazioni e sull’incapacità di comunicare. Il tutto visto attraverso gli occhi ingenui ma fortemente disillusi di Luca Bertacci (Gabriele Spinelli), uomo di mezza età senza alcun legame affettivo e contraddistinto da una forte inadeguatezza ad affrontare la vita stessa e a instaurare rapporti con le persone che lo circondano. L’imminente arrivo sulla Terra degli alieni suscita nella popolazione reazioni contrastanti, che spaziano dalla paura all’ammirazione fino alla totale indifferenza e addirittura al disprezzo. Ma per Luca, la prospettiva di entrare in contatto con gli extraterrestri rappresenta ben più di una semplice novità. La sua è un’autentica occasione di riscatto, di poter trovare una propria dimensione e cominciare ad amare gli altri oltre che se stesso....

 
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