La scorsa settimana avete letto la recensione della raccolta di racconti “Polvere di diamanti” di Pier Luigi Tizzano, è arrivato il momento di conoscere meglio questo giovane scrittore emergente sorrentino.
Presentati, dicci chi sei e cosa vorresti realizzare nella tua vita.
Sono un giovane ragazzo di 26 anni, nato e cresciuto in penisola sorrentina. Ho un carattere ribelle e anarchico, non sopporto le regole, nemmeno quelle più banali. Sono uno spirito libero e indipendente, un sognatore, amo molto viaggiare – infatti sono spesso in giro per l’Italia – e mi piace vivere alla giornata, senza fare progetti a lungo termine che odio. Insomma amo lo stile di vita hippie, selvaggio, on the road. Nella mia vita aspiro a realizzarmi artisticamente, sia nella musica che nella scrittura. I risultati che ho ottenuto fin ora sono buoni e posso ritenermi soddisfatto, ma cerco sempre di migliorarmi e aspirare a qualcosa di meglio (come d’altronde ogni artista dovrebbe fare), che non vuol dire necessariamente vendere qualche copia in più.
Cosa sono i valori secondo te e per quali varrebbe la pena combattere?
I valori sono importantissimi e purtroppo oggi stanno morendo pian piano. Penso che se ci fossero dei valori per cui combattere sarebbero: l’amicizia, l’eguaglianza e la fratellanza.
Secondo te: è più difficile essere felici o fare la guerra?
Di gran lunga essere felici. La strada per raggiungere la felicità è molto lunga e tortuosa. Spesso, essere felici vuol dire veder realizzati i propri sogni e per realizzarli, bisogna essere disposti a fare dei sacrifici, a volte, molto grossi. Inseguire un sogno (e quindi cercare la felicità) potrebbe voler dire perdere la casa, la famiglia, il lavoro, gli amici; potrebbe voler dire essere deriso, isolato, considerato un folle; potrebbe voler dire fare la fame, dormire per strada … ma se tieni duro e ci credi, se sei disposto a perdere tutto quello che hai di più caro, insomma, se sei così matto da giocare tutto a testa o croce, allora sì che sarai felice. Come hanno fatto i Led Zeppelin e altre rock band a sfondare? Come hanno fatto gli scrittori americani degli anni ‘50/‘60 a consegnarsi alla storia della letteratura? Ci hanno creduto fino in fondo e non hanno esitato a dormir per strada evitando di perdere tempo a lavorare, cercare casa non che comodità e concentrando tutte le loro energie sull’obiettivo prefissato. E’ quello che ho fatto anch’io! Ho dedicato anima e corpo alla scrittura, non ho mai perso tempo lavorando. Per un periodo ho vissuto come un hippie. Vivevo con alcuni amici in strada, ci spostavamo da una città all’altra senza meta e guadagnavamo suonando per strada. Alcuni racconti li ho scritti su un quaderno che portavo sempre con me. Volevo scrivere e basta, non mi interessava lavorare e per questo, vivevo in strada. Non potevo certo restare a casa a spese dei genitori! In molti mi hanno detto di esser pazzo e che facendo in questo modo, non avrei mai combinato un bel niente. Dicevano che il fatto di voler scrivere e puntare tutto sull’arte, era la scusa per evitare di lavorare e affrontare la vita. Ma alla fine ho avuto ragione e a queste persone ho fatto una bella dedica a inizio libro, perché è grazie a loro che ho trovato la determinazione e la caparbia di continuare per la mia strada.
Che cosa non ti piace o ti da fastidio della società moderna? E se ne avessi il potere, cosa cambieresti della stessa società?
Sono molte le cose che mi danno fastidio della società moderna. Io cerco di starne fuori, di crearmi un mondo tutto mio, di estraniarmi da tutti questi giochi folli che mi circondano, da questo massacro collettivo che in fondo, è la nostra società. Una società qualunquista e arrivista, falsa fino al midollo. Una società basata su valori squallidi quali: la religione, il denaro, il lavoro, la famiglia ecc … Cosa cambierei se ne avessi il potere? Un bel niente! Non è una sola persona a dover cambiare questo schifo, ma il popolo intero con una grande rivoluzione, magari un nuovo sessantotto, ma molto più violento del primo. Se non sconfiggiamo con una presa di coscienza la società moderna e il suo “dio denaro” finirà che, un giorno, ci ammazzeremo l’un l’altro, di questo ne sono certo.
Perché tutti i tuoi racconti parlano di persone che soffrono e che cercano di realizzare i propri sogni e non ci riescono?
Per tanti motivi. Innanzitutto perché la mia è la generazione dei sogni infranti, la generazione che vive con la cruda consapevolezza in corpo che non c’è più niente da fare, che tutto è perso, tutto è marcio e tutto fa schifo. Oggi non ci sono ideali, non c’è niente per cui i giovani credono valga la pena di combattere, non si interessano di niente, non vanno a votare (anche se credo che non andare a votare sia la migliore scelta). Poi perché le persone che soffrono, che vivono in strada ecc … sono invisibili agli occhi di molti. Alla maggior parte della gente basta avere uno squallido lavoro in ufficio, stile ragioniere Fantozzi, la moglie che cucina gli spaghetti, il televisore con Sky per vedere la squadra del cuore e non gli importa più di niente. Quante volte gli è capitato di passare davanti a un barbone e non degnarlo nemmeno di uno sguardo? Oppure gli è capitato di mandarlo al diavolo perché gli ha chiesto pochi spiccioli? Oppure lo hanno denunciato perché ritenuto pericoloso, magari era un “clandestino”? Anche loro, sono esseri umani e spesso, dato che con loro ci ho vissuto, mangiato, bevuto e suonano per strada, sono più profondi e hanno un animo più nobile di qualsiasi idiota che lavori, paghi le tasse e vada a votare per i soliti ladri. Nei miei racconti ho quindi voluto dar voce all’underground, che è un mondo troppo spesso ignorato e calpestato, un mondo vivissimo, fatto di tanti ragazzi e ragazze che cercano di esprimere le loro idee e sfondare col loro talento ma si trovano schiacciati da un’Italia in cui c’è la cultura della raccomandazione e che trasforma degli idioti, che non sanno nemmeno cantare o scrivere, in idoli di massa. E tutto questo solo ed esclusivamente per soldi, quella dannatissima carta straccia che sta mandando il pianeta in rovina.
In che modo vuoi lasciare il segno del tuo passaggio su questo pianeta?
Con la mia arte ovviamente.
Nel tuo testo, in vari racconti, è nominata la musica, quella un po’ particolare, quando la ascolti cosa provi? Ti trasporta dove?
La mia musica preferita è il rock, in particolar modo quello psichedelico. E’ difficile descrivere a parole quello che provo ascoltando la psichedelia. Certo mi fa viaggiare, mi trasporta in un altro mondo, una dimensione parallela, soprattutto se sono ubriaco o fumato. Il rock, per me, è una delle poche cose belle in questo mondo, è il mio rifugio, il mio modo per evadere, per estraniarmi da tutto lo schifo che mi circonda e quando finisce il disco e mi accorgo che fuori nulla è cambiato, che c’è lo stesso squallore di sempre, allora preferisco farlo ripartire e dare un’altra sorsata alla bottiglia. Insomma continuo a vivere come quando avevo diciassette anni, ad ascoltare rock, bere birra a fiumi e cazzeggiare dalla mattina alla sera e questo mio stile di vita, non lo cambierei per nulla al mondo. Attualmente vivo a Napoli, con altre sette persone in affitto, quindi devo sborsare una somma di denaro irrisoria ogni mese e questo denaro, non lo guadagno facendo lo schiavo (cioè lavorando), ma facendo concerti e suonando come artista di strada (ci tengo a precisare questo perché non vorrei che qualche benpensante di sinistra mi chiami bamboccione, io non vivo alle spalle dei genitori). Se tutti facessero così, il sistema andrebbe a gambe all’aria una volta e per sempre.
Oscar Wilde disse: “Il mondo è fatto di eroi… ma lo sono davvero? O forse gli eroi siamo noi che ogni giorno combattiamo con questa esistenza?”. Cosa pensi di questa famosa frase?
E’ verissima. Molti di quelli che nell’immaginario collettivo sono visti come eroi, in realtà sono solo delle icone pop che fanno il giro del mondo, tutta una presa in giro, ma la cosa non mi stupisce affatto.
Hai progetti per il futuro? Stai scrivendo qualcos’altro o ti dedichi esclusivamente alla musica sperando, un giorno, di riuscire a sfondare in quel campo?
Sto già scrivendo un nuovo libro di racconti (in realtà è quasi finito e ci sarebbe già un editore disposto a pubblicarlo, ma non so se e quando lo farò, fare l’artista non vuole necessariamente dire pubblicare flotte di libri, l’importante è sentirsi un’artista) e ho un’idea per un romanzo. Per quel che riguarda la musica mi sto dedicando molto alle percussioni. Il mio strumento è la batteria. Alle percussioni mi ci sono sempre adattato perlopiù per esibirmi come artista di strada, ma ora ne sto studiando tecniche e ritmi e ho un progetto: fondare una band di soli percussionisti che possa esibirsi per le strade di diverse città italiane, sarebbe una gran bella cosa da fare. Credo che questa band la battezzerò Street Spirit.
Manuela Vio
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Citazione: “Il mondo appartiene a chi è senza scrupoli” – “Polvere di diamanti” Pier Luigi Tizzano –