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RADIO RADICALE NEL 2010

logo-radioradicale.gifDA RADIO RADICALE

con la pubblicazione del decreto legge "milleproroghe" in gazzetta ufficiale il 30 dicembre scorso si è conclusa questa fase della difficile vicenda del rinnovo della convenzione tra Ministero dello Sviluppo Economico e Centro di Produzione Spa per la trasmissione delle sedute parlamentari.

La durata della convenzione è stata ridotta da tre a due anni e l'importo da 10 milioni di euro a 9,9 milioni di euro l'anno.

Essendo un decreto legge dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni dal Parlamento.

La riduzione del corrispettivo, di per se limitata, si va però ad aggiungere al mancato adeguamento dell'importo all'aumento dei costi dell'ultimo triennio mentre la riduzione della durata impedisce di fatto qualsiasi programmazione degli investimenti.

Nonostante questo riteniamo che, aver ottenuto il risultato in queste difficilissime condizioni, sia stato un grande successo  reso possibile anche e soprattutto da quanti hanno deciso di sostenerci senza esitazioni e con forza.

"Ero adolescente, sarà stato fra il 1978 e il 79. Ero in macchina con i miei genitori ed eravamo sintonizzati su Radio Radicale. Nelle mie orecchie si affollavano le solite confuse grida di parlamentari, ammonimenti, campanelli di richiamo. Per me non volevano dire niente. Avevo altro a cui pensare e avrei più volentieri ascoltato canzonette. Mio padre, in aggiunta alle voci confuse, aggiungeva i suoi commenti, talora ironici, talora attoniti. A casa mia non si parlava di politica e neanche a scuola, frequentando io un istituto religioso.
All'improvviso, una parolaccia. Una parolaccia in radio? Eppure, l'ho sentita forte e chiara. A casa mia non si dicevano parolacce.
Come accade che un giorno tra tanti la coscienza degli uomini si svegli, ho avuto necessità di prestare per la prima volta attenzione a quanto veniva raccontato.
Così, attraverso una parolaccia la mia attenzione fu risvegliata. Mi chiedevo quale legge speciale, quale banda libera consentisse a questa radio, unica fra tutti i media a me conosciuti, a passare agli italiani contenuti senza censura. Qualcosa che potevano ascoltare anche i bambini. E mi sono sentita trattata da grande.
Ho fatto altre domande a mio padre. E così, quello che stava parlando in primo piano, quello a cui si dava spazio e importanza, non era amico dei "proprietari" della radio, ma un oppositore. Gli andava contro, eppure lo facevano parlare. A casa mia, chi non era reputato un amico veniva cassato per sempre e non lo frequentavamo più.
Mi sono chiesta chi potesse dare apertamente la parola a qualcuno, sapendo che quel qualcuno gli è contrario. Come si potessero accettare pubblicamente critiche ed opposizioni. Mi meravigliò sapere che il partito dei "proprietari" della radio non era la maggioranza in parlamento; loro non erano i più forti, nè quelli che ne uscivano meglio. E allora perchè? Capii la distinzione tra convenienza personale e bene pubblico. E provai un senso di fiducia.
Quello fu uno degli episodi salienti che contribuirono a formare il mio senso adulto di democrazia, nel quale continuo sempre ad aver fiducia.

Tenerezza Fattore, insegnante di teatro, Roma

http://www.radioradicale.it/radio-radicale-la-tua-storia E VIDEO

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