Dopo quella sugli anni Ottanta alla Villa Reale di Monza, ci spostiamo a Lugano per godere di un’altra grande mostra «milanese» nell’anima e nel concetto. Il titolo, «Corpo Automi, Robot», sembra appena uscito dai palinsesti cinematografici natalizi, quelli che in questi giorni declamano il successo internazionale di «Avatar», fantascientifica vicenda di androidi tutti blu sul pianeta Pandora. L’attesa trepidante dell’uscita anche nelle sale italiane della pellicola in 3D sembra confermare, al di là del marketing, l’attualità del pensiero del critico d’arte newyorkese Jeffrey Deicht, che nel ’92 preconizzava «un’era postumana caratterizzata dalla ricostituzione dell’io». La ricca mostra ticinese a cura di Bruno Corà e Pietro Bellasi in corso fino a fine febbraio al Museo Cantonale si tuffa nel sogno leonardesco per sviscerare l’irresistibile fascino dell’uomo automatico o della macchina umanizzata, attraverso il pensiero e l’azione di scienziati e artisti di ogni tempo...