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Hans Denck: Scritti religiosi, Lorenzo de' Medici Press, pagine 90, euro 12,00
Questa che presentiamo, a cura di Marco Vannini, è la prima traduzione italiana degli scritti di uno dei personaggi più significativi della storia religiosa tedesca dei primi del XVI secolo.
Nella sua breve vita (1500 ca.-1527), Hans Denck fu infatti testimone ed attore importante in quel periodo cruciale in cui stava nascendo la Riforma protestante. L'umanesimo di origine italiana, insieme alla lezione filologica di Erasmo, avevano messo in crisi non solo la credenza tradizionale, ma anche, e soprattutto, la fede nella Scrittura secondo la "lettera". L'umanista cristiano Denck combatte perciò l'ipocrisia dei riformatori, che si appoggiano su questo o quel passo della Scrittura, mettendo da parte i passi di significato opposto, incapaci di cogliere il vero come l'intero perché privi di comprensione secondo lo spirito. Per lui, la salvezza si può avere "senza prediche e senza Scrittura", giacché dipende da una conversione interiore, apertura alla luce divina, nella rinuncia a ogni "appropriazione", owero a ogni forma di egoità, in conformità con la lezione della mistica medievale, e in particolare del Libretto della vita perfetta (alias Teologia tedesca), tante volte citato.
La precocissima morte impedì a Denck di diventare uno degli esponenti principali della storia religiosa di quegli anni, ma già questi suoi Scritti religiosi dimostrano come la moderna libertà di fede e di pensiero trovi la sua origine nell'apporto comune di filologia e mistica.
Marco Vannini è il maggior studioso italiano della mistica tedesca, pre- e post-protestante, traduttore di Eckhart, della Teologia tedesca, di Valentin Weigel, Sebastian Franck, ecc. In questa stessa Collana ha pubblicato Contro Lutero e il falso evangelo (2017) e curato (con Giovanna Fozzer) Seicento distici di sapienti di Daniel von Czepko e Il pellegino cherubico di Angelus Silesius (2018).
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Sabina Moser: Essere nell'eterno per vivere nel tempo. Gli "Scritti di Londra" di Simone Weil, Lorenzo de' Medici Press, pagine 120, euro 12,00
Il compito che l'autrice di questo saggio si è proposto è di mostrare il persistere fino al nostro tempo dei mali sociali, morali e culturali che nella prima metà del Novecento avevano. determinato la crisi irreversibile della civiltà europea e che Simone Weil si era impegnata a mettere in luce, suggerendone altresì correttivi germinati in lei da tutt'altra ispirazione rispetto a quella di cui quei mali erano effetto, vale a dire la fede nella forza, osservata come principio primo della convivenza umana[ ... ]. E nel breve periodo ultimo, trascorso a Londra come impiegata del governo francese in esilio, che ella ha espresso un pensiero politico giunto a piena maturazione [ ... ].
Sabina Moser si è impegnata a estrarre da quegli scritti quanto può aiutare a leggere criticamente il presente, sottraendolo alla deriva dei fatti compiuti, all'inerzia della caduta in un presente avulso da una reale coscienza storica e da una visione a cui ispirare l'agire. Ben venga, dunque, l'invito a riprendere in mano gli Scritti di Londra, saranno comunque e quanto meno un viatico per sottrarsi all'istupidimento". (dalla Nota introduttiva di Giancarlo Gaeta)
Sabina Moser (Firenze, 1961) è impegnata da anni nello studio del pensiero di Simone Weil, sul quale ha già pubblicato: Simone Weil. Lezioni di filosofia (in: S. Weil. Scendere verso l'alto, a cura di G. M Reale, Campanotto 2008); Uno sguardo nuovo. Il problema del male in Etty Hillesum e Simone Weil (con Beatrice Iacopini) San Paolo 2009; La fisica soprannaturale. Simone Weil e la scienza, San Paolo 2011; Il "credo" di Simone Weil, Le Lettere 2013; Simone Weil, L'attesa della verità, Garzanti 2014. |