Benito Mussolini. La mia vita. Diario di Guerra (Tiemme digitali, 2018)
«L'idea di raccontare la mia vita, e cioè le vicende tristi e liete di cui s'intesse la vita degli uomini, mi è venuta improvvisamente nella notte dal 2 al 3 dicembre, nella cella numero trentanove delle carceri di Forlì, mentre cercavo invano il sonno. L'idea mi è piaciuta e intendo tradurla nel fatto. Ho ventotto anni. Sono giunto, io credo, a quel punto che Dante chiama il "mezzo del cammin di nostra vita". Vivrò altrettanto? Ne dubito». (Benito Mussolini)
"L'autobiografia (dal 1883 al 1911) di Benito Mussolini, composta a soli ventotto anni e il suo diario di guerra pubblicato in origine a puntate sul «Popolo d'Italia» tra il dicembre del 1915 e il febbraio 1917" (Liberliber.it...)
*In tempi normali per i giovani spiriti liberi e rivoluzionari interventisti della prima guerra mondiale, insospettabili ancora nelle rievocazioni contemporanee di taglio quasi orwelliano, spicca tutt'oggi il diario di guerra del giovane Mussolini, già leader maximo del Socialismo italiano, poi " espulso" proprio per le opzioni interventiste (ma in ottima compagnia, i futuristi quasi al completo e altri intellettuali, giovani ebbri di ambivalente ma storicamente comprensibile sfida alla morte per la nuova Italia moderna), pochissimi anni dopo fondatore della fu rivoluzione fascista (almeno alle origini). Pacifisti o meno, proprio questa autobiografia vivente (e ancora nel pieno della tarda giovinezza), queste pagine con protagonista una figura "immensa" come il futuro Duce, evidenziano la Storia, al di là dei fatti successivi e di visioni nel divenire storico legittimamente contro la guerra (ma mai come dogmi retorici, irrealistici e non naturali) nella sua complementarietà soggettiva e "presentista" anche positiva, alla storia stessa come fatti lineari e in certo senso esatta. Oggi tutti giustamente evocano Gandhi, ma spesso è un buonismo cosmico e controproducente proprio per qualsiasi futur pax realistica, magari dopo gli stessi Einstein e Freud o Konrad Lorenz (in Italia anche naturalmente D'Annunzio). Più recentemente.. lo stesso Hillman- per capire certo sublime orrido della Guerra nel corso dei secoli - ma lo ha cantato anche De Gregori..- prima della sua ancora auspicabile minimalizzazione nel secondo novecento e contemporanea e magari dell'avvenire concreta, per un mondo con le guerre ridotte a quasi zero..." (R.G.)