IL FUTURO DEL PAESE NELLE MANI DELLA POLITICA

Gli studi sul futuro e sulle sue previsioni non sono mai stati molto diffusi ed apprezzati. Ciò nondimeno la necessità di guardare al domani e di pensare ad una politica sociale che regga le incertezze congiunturali: circostanza che è sempre stata sottovalutata anche in anni di vacche grasse e sempre a causa della miopia della classe politica nel suo complesso, incapace di creare una rete di protezione sociale credibile ed efficace, come avviene in altri paesi europei, in primo luogo la Francia, esempio di generosità senza pari da parte di quello stato. Si sente dunque l'esigenza di riorganizzare il futuro, senza più seguire l'onda delle diverse emozioni propagandistiche legate al chiasso del momento: una strada che si è fatta in salita fin dai primi anni Novanta del secolo scorso, quando i soloni del Legislativo si sono inventati la privatizzazione del pubblico impiego, condannandone ancor di più il funzionamento. La caduta di Renzi ha sicuramente molti padri, ma il più importante di essi è la rabbia di gran parte degli italiani di fronte ad una non comprensibile politica di austerità, inaugurata dal maldestro governo Monti-Fornero e non troppo modificata dai successivi, sempre sotto la spada di Damocle dell'austerità, rimedio peggiore del danno. Un'austerità che non ha impedito il taglio dei privilegi degli alti vertici, ma che si è abbattuta solo sui redditi medio-bassi. In un'Italia in cui troppe storie sembrano condannate a iniziare e finire nella cattiva politica è cosa originale e grottesca. Se la politica tornerà a saper fare l'analisi del rischio e a dire all'Europa che le premesse di Maastricht non sono sostenibili senza adeguati e coerenti ritocchi, il futuro del Paese tornerà saldamente nelle mani della politica.
Casalino Pierluigi, 11.12.2016