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RIVISITAZIONE DI UNO STATISTA SENZA CARISMA OVVERO IL LASCITO DI ALDO MORO NELL'ITALIA DI OGGI.

Dell'originalità di Aldo Moro e del suo profilo umano e politico si è avuto modo di dire molto, anche in relazione al contesto internazionale in cui si mosse la sua azione politica. Per interpretare adeguatamente tale profilo forse non bastano le fonti che disponiamo sia quelle prima del 1978, anno della sua tragica fine ad opera delle BR, che dopo tale luttuoso ed epocale evento. L'idea che muoveva il pensiero moroteo partiva da lontano si fondava nella ricerca di un governo per l'uomo all'altezza dei tempi nuovi, una ricerca, a dire il vero, mai estranea ad un'insospettata dose di realismo politico. "La costruzione democratica dello stato non è un punto d'arrivo, ma solo un punto di partenza - scriveva Moro nel 1959 -.Senza disconoscere, -aggiungeva- la grandiosità del fenomeno per cui esso appare felice superamento di egoismi, affermazione di un ideale, espansione nella giustizia delle personalità umane, certo è che lo stato democratico nega in radice, non per calcolo, ma per principio, la rozza chiusura dello stato totalitario" Basi questa su cui poggiò la sua linea negli anni repubblicani, dall'apertura al PSI alla strategia dell'attenzione con il PCI. Sotto questo aspetto si coglie il senso dell'investimento sul futuro in cui Moro credeva profondamente, quasi un decennio prima del crollo dell'ordine di Yalta e della caduta del muro di Berlino. Come ha sottolineato, tra l'altro, Miguel Gotor, "il valore dell'epistolario", redatto durante la sua prigionia nelle mani delle BR, "è proprio nell'antieroismo programmatico di quest'uomo, nella sua normalità" (Aldo Moro, Lettere dalla prigionia): atteggiamento pervaso, certamente, dal dico e non dico, frutto di un'inquietudine politica ed umana che ben colse Leonardo Sciascia nell'"Affaire Moro", ben interpretando la mens politica dello statista.  Una mens, apparentemente priva di carisma, che già racchiudeva paradossalmente il divenire e l'atto dell'Italia di oggi alla ricerca di una nuova identità durante una crisi di proporzioni catastrofiche, peggiori sicuramente dei drammi degli anni di piombo.
Casalino Pierluigi

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