Giovanna Mulas: discorso sull'Umanità
Ne ho scritto spesso: non c'è niente di meglio, per il padrone, di un popolo borioso, plagiato, formattato inconsapevole: persuaso di sapere sputerà su i germogli delle nuove idee, accetterà di buon grado il controllo di ogni sua azione. Vorrà vegetare e morire nello stesso luogo in cui è nato; non gl'importerà di conoscere il mare, mai lo sfiorerà la supposizione di poterlo attraversare. L'individuo in massa acquista, per il solo fatto del numero, sentimento di potenza invincibile.
Il gregge è anonimo, quindi irresponsabile. La personalità consapevole è abolita, la volontà e il discernimento svaniti. Ancora: facciamo in modo che le persone abbiano paura del presente e del futuro; si farà fare loro qualsiasi cosa: si rivolgeranno a chiunque prometta una soluzione. Ritengo avvenga una sorta di mimetismo speculare: uno slittamento dell'identità da uomo a uomo, dal buio ad una parvenza di luce. L'identità verrà catalizzata dalla gerarchia rassicurante ché l'uomo, antropologicamente parlando, ha bisogno di riferire tutte le sue difficoltà, tutti i suoi mali a un principio oscuro.
Il nichilismo diffuso non sostiene, anzi affonda la coscienza di un popolo che necessita verità, che ha il diritto della verità: se conoscere e valutare il nemico significa avere le condizioni necessarie per la vittoria, si deve accettare il fatto che troppe pecore 'buone' continuano a non distinguere la vittima dal carnefice.
Eppure la verità, purtroppo o per fortuna, continua a male uniformarsi alle concessioni, ai compromessi.
E, punto fondamentale a mio parere, in nessuna circostanza ciò che gli esseri umani fanno può essere più importante dello stesso mondo.
Dobbiamo metabolizzarci diversi: superbi, ammaestrati, addestrati dalla nascita a consumarci di consumo, illusi dominatori e, in realtà, piccoli e banali schiavi, ignoranti, numeri di un sistema, inconsapevoli dominati.
Mi chiedi di ciclo della Natura e/o scale con pioli da costruire, per innalzarci, forse, a quel dio (comunque, per me, Natura) che, forse, è sempre stato in noi.
Ti chiedo: Uomo ed evoluzione uguale superbia, predominio?….
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