Un ricordo
Fiori dell'estate vi spargete ancora così ricchi:
convolvoli agresti nel sentore afro delle biade
tu m'attrai lì verso gli arenti ripari
alieno mi divenne in serre altere il sesamo.
I sogni tu inanelli dall'obliare: il fanciullo
sosta sulla gleba incorrotta del campo di spighe
nella vampa del raccolto presso nudi mietitori
con la falce lustra e l'occhio rinsecchito.
Sonnolente oscillavano vespe al canto del meriggio
e gli gocciavano sulla fronte infocata
pei tenui argini delle ombre-stelo
petali di papavero: larghe tracce di sangue.
Nulla di quanto fu mio mi preda il vespro che diroccia.
Languendo come allora giaccio nei languenti orti
dalla smorta bocca mi si mormora: come son io
dei fiori affranto – dei bei fiori affranto.