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Luca Siniscalco, l'estetica del crimine

LUUK MAGAZINE

Arte e crimine? Uno strano connubio, difficile da decriptare. Tuttavia, una efficace chiave di lettura di tale polarità potrebbe essere offerta da un'asserzione dell'anarchica russa Emma Goldman: "Il crimine non è altro che energia male indirizzata". Se l'arte è creazione ed edificazione di senso, il crimine svolgerebbe allora la medesima funzione generatrice in termini distruttivi, costituendo una sorta di perversione dell'arte. D'altra parte molti artisti sono stati – e sono tuttora – metaforicamente criminali, in quanto alienati da una società massificata e livellatrice e polemicamente attenti a una rivendicazione dell'individualità estetica e dell'avanguardia di pensiero.
Arte e crimine sono oggi protagonisti di una interessante esposizione milanese, "Il delitto quasi perfetto", curata da Cristina Ricupero e allestita presso il Padiglione d'Arte Contemporanea (PAC) sino al 7 settembre 2014. Le sale del PAC divengono una scena del crimine "quasi" perfetta, con una collettiva di oltre quaranta artisti, italiani e internazionali, che si sono confrontati con ladicotomia arte-crimine. Una prima edizione del progetto è già stata organizzata al Witte de With Center for Contemporary Art di Rotterdam; a Milano l'iniziativa cresce, arricchendosi di opere italiane. Il tema prescelto diviene un pretesto per saggiare gli ultimi sviluppi dell'arte contemporanea internazionale, cui la presente mostra rende omaggio con uno sguardo a trecentosessanta gradi. La tematica è d'altro canto di per sé estremamente affascinante, giacché riecheggia stilemi e crocevia storici e teorici: la natura enigmatica e misteriosa della storia dell'arte, il rapporto fra fotografia e criminologia, la comparsa di un'estetica del crimine, la relazione fra la dimensione estetica dell'arte e quella etica del delitto – solo per citarne alcuni. 
Ad analizzare tali questioni interviene un serrato confronto fra quaranta artisti impegnatisi in settori molto diversi, mediante linguaggi estetici e stili visivi altrettanto eterogenei.Emergono le prospettive più disparate: dalla riflessione sulla figura del detective all'analisi del feticismo dello spettatore, dal dibattito su autenticità e frode nel mondo dell'arte allo studio dei concetti di ordine e trasgressione. Non mancano anche i riferimenti all'attualità e a crimini sociali e politici, come d'altra parte una visuale d'impianto più squisitamente estetico e cinematografico.
Oltre agli artisti internazionali, numerosi sono i talenti italiani, fra cui Maurizio Cattelan, Luca Vitone, Mario Milizia, Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco, Fabio Severo e Monica Bonvicini. Da segnalare, a mio avviso, l'opera dell'americano Jim Shaw, che ritrae ironicamente uomini d'affari come zombie: uno stile scanzonato e trasognato per rappresentare una realtà drammatica in cui il confine fra crimine e ars vivendi pare sembre più labile.

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