Futurismo sola igiene culturale del mondo?

ottavo appuntamento de "L'Avanguardia difficile", un ciclo di conferenze sul Futurismo a cura dell'Associazione socio-culturale Disvelare che ci offre ad ogni incontro l'opportunità di approfondire fulcri tematici davvero interessanti che incontrano l'Arte con le differenti sfaccettature del mondo e della storia.È il caso dell'appuntamento in programma per venerdì 13 giugno a Nola, presso la sala Annibale Ruccello della casa editrice nolana l'arcael'arco (via on. F. Napolitano, 26), alle ore 18.30: i professori Giovanni Fasulo e Massimo Virgilio discuteranno di "Guerra sola igiene del mondo? Futurismo e Politica. Dal Diciannovismo alla difesa contro l'operazione "arte degenerata". Si discuterà insomma del complesso molto discusso rapporto tra Futurismo e Fascismo, analizzando le differenze tra l'establishment culturale del ventennio e l'avanguardia italiana.
"Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità". Queste le parole con cui inizia il Manifesto del Futurismo, scritto da Filippo Tommaso Marinetti il 5 febbraio del 1909. Si nota fin dalle prime battute un ardore funesto, un andare contro ciò che era stato – special modo nella fine dell'Ottocento – la letteratura, con quel passivo lasciar fare, senza contenuti forti: "La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, I'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo". Un culto della forza, della velocità, dell'aggressività che trovava riscontro nell'avanzamento tecnologico – nella nascita dell'automobile, quasi divinizzata – e che faceva proclamare dettami teorici sull'arte che la conducevano aldilà della teoria stessa: "Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro". Alcuni dei punti del Manifesto sono stati identificati come quelli che ne hanno fatto la vicinanza e la compromissione con il fascismo: "Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna".  Di questo difficile "rapporto" si discuterà durante l'incontro.
Futurismo-e-Politica-Massimo-Virgilio - diario partenopeoCerto è che l'impetuosità delle parole futuriste era soprattutto dovuta alla catastrofe della guerra piombata sugli animi addormentati degli artisti e dei letterati. Una colpevolezza di cui l'artista si rivestiva. Ecco perché anche esponenti di estrema sinistra, quali Jean-Paul Sartre, arrivarono a inveire contro musei e biblioteche – proprio come si nota anche nel manifesto futurista – scagliando invettive contro quell'arte addormentata, paragonando i musei a dei cimiteri. Per Marinetti ricostruire il mondo voleva dire porre gli artisti al potere, ridare loro il posto che gli compete, vista la loro genialità; ecco perché, nel 1920, scrisse "Al di là del Comunismo", considerato uno dei suoi scritti più lucidi e intelligenti per la capacità di sorvolare sia sugli estremismi politici di destra e sinistra, avanzando una proposta nuova basata proprio sull'arte.
Massimo Virgilio è dottore di ricerca in Scienze Politiche (indirizzo Storico-Politico) e collaboratore della rivista "Diorama Letterario", ha pubblicato, nel 2007, La politica culturale del movimento futurista negli anni Trenta. Il caso "Futurismo", "Sant'Elia" e "Artecrazia" (Edizioni Settimo Sigillo).
Alla fine della rassegna sarà pubblicato un volume di pregio con la raccolta degli atti dei convegni e altri interventi di notevole interesse......
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