GUARDIA MEDICA E DINTORNI di Paolo Giardini
Se la professione del
medico non confligge con l’incarico di aprire ad orari stabiliti le
porte di un ambulatorio pubblico si deve certamente alla mancanza di
un Ordine dei Portinai e Lavascale che sollevi obiezioni. Si trova
invece in un sicuro conflitto di competenze quando si tratta di fare
iniezioni intramuscolari, forse per via di un Albo Infermieri
arroccato su antichi privilegi. Sono stato coinvolto nella questione
recandomi in giorno festivo alla Guardia Medica di via Gandini per
un’iniezione prescritta dalla medichessa dell’ospedale che mi
aveva dimesso il giorno prima, indicando nella Guardia Medica il
servizio pubblico a cui rivolgermi.
L’assembramento trovato
in mattinata mi aveva indotto a tornare al pomeriggio, e qui,
guadagnata la pole position arrivando in anticipo, alla riapertura
della bottega ho potuto constatare che la portinaia era il Medico di
Guardia stesso, che subito ha precisato alla mia richiesta di una
puntura: “Siamo medici. Non infermieri!”. Quindi
niente iniezione, di spettanza infermieristica.
Al mio farfugliare che la
strana idea di rivolgermi lì era di una sua collega dell’ospedale
(quello d’eccellenza, famoso per le macchie sui soffitti e il
pronto soccorso che non ne vuol sapere di prender dentro i colpiti da
malore davanti all’ospedale stesso), la risposta è stata
imbarazzante: “All’ospedale è ora che imparino cosa fa la
guardia medica”. Arrivando all‘impasse perché, pur
trovandomi d’accordissimo, convinto come sono che debbano imparare
tante di quelle cose che una in più non sposti di una virgola il
problema, lì per li non c’era modo d’uscirne: chi doveva ovviare
alla mancanza d’erudizione ospedaliera? Io? Lei? L’assessore alla
kultura? Il silenzio fra noi era insostenibile. Per fortuna avevo una
domanda elusiva di riserva: chi mi fa la puntura?
La Guardia Medica ha
perciò sfoderato l’agenda, tratto i nomi dei monatti dediti a quel
lavoro proibito ai medici, e telefonato ad uno di questi fissando un
appuntamento a casa mia.
Così me ne sono andato
lasciando mestamente irrisolta la faccenda dell’istruzione
ospedaliera. Ma restava aperta la questione anche nell’ambito della
Guardia Medica: chi insegnerà loro che il mondo ignora che a
chiedergli di fare un’iniezione è come chiedergli di cambiare
l’olio al motore?
Perché basta la scritta
“QUI NON SI FANNO INIEZIONI. RIVOLGERSI ALTROVE” sulla porta
della Guardia Medica per evitare che un mondo di inesperti si debba
sciroppare ore di coda prima di infastidire un medico che sveli
l’arcano. Ma quel cartello non c’è. E la cultura latita.