L’ultima allocuzione di Satana
- Sudditi miei fedeli e ministri solerti della nostra malefica Volontà, voi tutti che incalzato avete, nel lento volgersi dei secoli, innumeri popoli lungo le strade di Nicea e Costantinipoli ed Efeso e indi di Roma e Fiorenza, Panormo, Neapoli, voi che pressato avete gli umani a pavoneggiarsi nelle sontuose regge e nei ricchi saloni di palagi e castelli, ad accalcarsi nella suburra di Roma, nei vicoli di Gerusalemme, negli angiporti di Marsiglia e Venegia, nei suburbi di Londinio e Lutezia, voi che allestiste le alcove dalle immonde libidini, le bettole e i banchetti dalle immense crapule, voi che frequentaste l’oziosa solitudine di cenobi e soffitte e studioli popolandoli di sozze fantasie, che all’ombra dei troni e dei seggi ordiste macchiavelli e rapine, vostra la mano è stata che contava danaro da forzieri segreti, vostre le cupe ire, la livida invidia madre dell’odio indomato, vostra la mano dei grassatori e gabellieri, vostro il turpiloquio e le bestemmie degli stadi e dei lupanari ed, a tutto questo consenzienti i mortali, spinti li avete qui a pagarne la pena, sottraendoli per nostro diletto a Lui che regna Lassù dove si compiace di cori di carole e degli inni che dai secoli dei secoli in sua lode salgono.
Ma ecco, qui ora convocati vi ho per mettervi a giorno della suprema ed irrevocabile decisione dalla Nostra Malvagità a lungo ponderata e finalmente affirmata salda e irremovibile, ora che, come da più tempo vi è perspicuo se cecità non ha piombato i vostri occhi, qui, nel nostro regno, non giunge più alcun dannato dacchè i peccati, esca per i nostri sollazzi, sono scomparsi, aboliti, cancellati…… O forse non sapete?
La Superbia, che molti lutti addusse ai mortali, in tempi che agibilmente rendono possibile nella rete cadere della tanto deprecata Melanconia, si è addivenuti a considerata dell’umano sentire un commendevole stato dappoichè sospinge alla stima di sé onde si può seguitare a vivere con rinnovellata fede e rosea disposizione dell’animo verso il proprio agire.
Della Gola il piacere, per il quale molti furono patrimoni dissipati e famiglie e regni dispersi che più che animali il ventre si eresse a padrone assoluto di qualsivoglia intento, è fatto ora cultura di gurmet e sommelliers alla ricerca di primitivi e naturali cibarie avverso le schifezze laborate in opifici all’uopo operanti, donde intrugli ed imposture ne escono con grave nocumento alla salute di quanti affamati come non mai prima se ne ingozzano.
Universale è divenuto il febbrile accumulo del pecunioso sparagno onde adoperarlo in opere che favoriscano la prolificità dello stesso a che si accresca delle nazioni la ricchezza e l‘antica Avarizia tramuti la sua faccia lercia e macra nel roseo volto e paffutello di ben nutrite folle.
E l’Ira, che tante sciagure generò, ammansita dal civile domestico e moderato dialogo ove di tutti l’opinione è tollerata, è stata ricondotta, siccome un fiume impetuoso fra robusti ed inoltrepassabili argini, nell’alveo d’una media, passeggiera e perdonabile incazzatura.
Poiché non si dà progresso delle conoscenza se non aspirando all’accrescimento delle umane forze onde impedire che la vita si arresti, evento quanto mai lacrimevole ed ai viventi tutti funesto, l’Invidia ha deposto il suo grigio rimuginar che di molti solleciti fautori del comun bene tarpava il fervoroso operare, laonde per cui, facendosi stimolo all’emulazione, competere è l’imperativo che la sua voce fa di terre in terre risuonare.
A quale stato aspira ogni umano che sia giunto a divinar la vanità di ogni agire e dei voleri tutti se non a quello che in italica lingua è detto “il dolce far niente”? Ed ecco come l’Accidia, culla dell’ozio e di tutti i vizi fomentatrice, eletta è stata ed ambita come lo stato pensionistico fatto di riposo e di onesti passatempi al quale di tutti la mente tende, legislatori e reggitori di popoli mallevadori.
E molte sono acconce spezie all’uopo preparate e luoghi predisposti alla bisogna e colorati schermi ove la rossa Lussuria, vanto di mentulosi mentulofori e di vulvanti vulvaperte, tripudia, coram universo mundo, alla douceur de la vie.