PRESENZA DI GENTI EUROPEE IN GIORDANIA


(Traduzione di un articolo in inglese in: http://www.pasthorizonspr.com/index.php/archives/01/2014/evidence-of-european-sea-peoples-in-jordan-valley)

Archeologi svedesi in Giordania, diretti dal Prof. Peter M. Fischer dell’università di of Gothenburg hanno scavato un edificio di circa m 60 di lunghezza, ben preservato e risalente al 1100 a. C., nell’antico sito di Tell Abu al-Kharaz.
Nuove scoperte sembrerebbero avvallare l’ipotesi che gruppi di persone appartenenti ai così detti “Popoli del Mare” sarebbero emigrati a Tell Abu al –Kharaz. Si tratterebbe di genti originariamente provenienti dal sud o dall’est Europa, poi stabilitisi nella parte orientale del Mediterraneo, fino alla valle del Giordano

Popoli del mare di origine europea
“siamo al cospetto di dati che proverebbero che una cultura proveniente dall’Europa, sarebbe presente a Tell Abu al-Kharaz. Si tratterebbe di un gruppo di genti appartenenti ai così detti Popoli del mare, di origine europea, Filistei, stabilitosi nella città”  dice Peter Fischer.
”Per esempio abbiamo trovato ceramica che corrisponde a quella greca e cipriota, sia per forme che per decorazione e anche pesi da telaio di forma cilindrica che ricorrono anche trovati nel centro e nel sud est dell’Europa, nella stessa epoca” .Tell Abu al-Kharaz si trova nella valle del Giordano, vicino al confine di Israele, verosimilmente si tratta della città biblica di Jabesh Gilead. La missione svedese in Giorndania ha esplorato (a partire dal 1989) la città che fu fondata nel 3200 a. C. e sopravvisse per almeno 5000 anni.

Tre periodi di splendore
Peter M. Fischer e il suo gruppo di archeology e student ha esplorato un insediamento urbano che ha avuto tre momenti fiorenti:  3100–2900 a. C. (età del bronzo), 1600–1300 a. C. (tarda età del bronzo) e 1100–700 a. C. (età del ferro).
Durante gli scavi sono state riportate alla luce strutture lapidee ben conservate, fra queste possiamo citare: muri di difesa, edifice di varia natura e migliaia di oggetti interamente preservati, prodotti localmente o importati dal sud est dell’Europa. “quello che mi sorprende soprattutto è che si siano trovati tanti oggetti provenienti da tanto lontano, questo dimostra che i popoli erano estremamente mobili già migliaia di anni fa”  dice Fischer.
Gli studiosi hanno compiuto molte scoperte sensazionali negli ultimi tre anni, specialmente durante lo scavo di un edificio datato a partire dal 1100 a. C. ove sono stati ritrovati contenitori con all’interno ancora dei semi. Ci sono anche oggetti importati dall’Egitto, almeno a partire dal 3100 a. C.

Un edificio lungo 60 metri
L’indagine dell’edificio di m 60, scoperto nel 2010, è continuata durante lo scavo più recente. Si tratta di una struttura originariamente disposta su due livelli, dei quali è ancora in alzato quello inferiore, con muri fino a m 2, 5 di altezza, dopo più di 300 anni. Gli archeologi avrebbero trovato prove indicanti la coabitazione fra I Filistei e gli autoctoni nell’edificio intorno al 1100 a. C. e che avrebbero usato una parte della vecchia cinta muraria urbana, datata al 3000 a. C., come fondazione. “Una delle conclusioni alle quali siamo approdati dopo lo scavo è che la cultura della Giordania è chiaramente una cultura  mediterranea, anche se questa terra non è bagnata dal mare. C’erano società ben organizzate in quest’area, molto prima che le piramidi in Egitto fossero costruite.”, dice Peter M. Fischer.

In realtà in questo articolo non c’è riportato nulla di veramente sensazionale e rivoluzionario, basterà districarsi fra gli innumerevoli siti che riportato informazioni aggiornate su le campagne di scavo in giro per il mondo per rendersene conto, soprattutto sarà sufficiente leggere il libro di Garbini: “I Filistei, gli antagonisti di Israele” per rendersi conto di quanto la scoperta della missione svedese, sia piuttosto una conferma di una situazione che gli studiosi già conoscono da tempo.
Inoltre nell’articolo si sostiene la completa identità fra dato materiale e etnico: un certo tipo di ceramica corrisponderebbe a un certo popolo, fatto non sempre vero. E’ tuttavia certo che i reperti di questo scavo testimoniano quantomeno ampi contatti commerciali, quindi scambi culturali fra l’Europa e il Mediterraneo sud orientale.

Ho ritenuto interessante la notizia inquanto è un’ulteriore dimostrazione di quanto il Mediterraneo sia sempre stato un elemento di connessione piuttosto che di separazione, ma questo vale in tutte le direzioni, quindi se non è accettabile una esclusiva diramazione di genti dal nord, le “bestie bionde” di nietszcheana memoria, non è accettabile neanche un atteggiamento speculare a questo, uno dei più illustri alfieri del quale era Semerano che parlò addirittura di “favola dell’indoeuropeo”, sostenendo, in base ai forti imprestiti dalle lingue semite in quelle così dette indoeuropee, che queste ultime non sarebbero mai esistite e che l’unico movimento civilizzatore sarebbe stato quello da Sud a Nord.

Filippo Venturini