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Parte la quarta edizione della Festa del libro ebraico. Vittorio Sgarbi polemizza: «Il Meis non decolla. Troppo provincialismo»
 
Vittorio Sgarbi
Vittorio Sgarbi
Ferrara, 24 aprile 2013 - PARTE oggi la quarta edizione della “Festa del libro ebraico in Italia” alla Fondazione Museo Nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah con il saluto delle autorità alle 17 e con l’inaugurazione della mostra “Testa e cuore” della Collezione di Gianfranco Moscati alle 18. Cinque giorni di incontri, tavole rotonde, aperitivi, proiezioni, laboratori e itinerari per una kermesse che trasforma Ferrara nella capitale dell’ebraismo italiano, un’occasione per dialogare al Chiostro di San Paolo o in Castello con importanti nomi della cultura. Un evento unico che permetterà fino a domenica di accedere alla più completa libreria di testi di argomento ebraico e riscoprire una tradizione millenaria, vista anche attraverso il suo rapporto con l’arte, con la musica e persino con il tango. Tra i numerosi appuntamenti anche la terza Notte Bianca Ebraica d’Italia e la seconda edizione del Premio di cultura ebraica Pardes.
 
BELLA e veritiera la riflessione di Paolo Foschini sulla “Festa del libro ebraico in Italia” a Ferrara, e corrispondente al mio stato d’animo: «andare a Ferrara e restarne incantati, oppure esserci cresciuti e volerne scappare: non è un bivio originale, la provincia è spesso fatta così. Però Ferrara con una complicazione in più: tra i capoluoghi emiliani è l’unica città, con la parziale eccezione di Ravenna, a non essere attraversata dalla via Emilia. Deve essere per questo che a volte ha l’aria - e forse la sostanza - di un luogo piuttosto chiuso a contemplare se stesso: a dispetto del suo prestigio culturale, delle mostre, della sua storia. Quasi incarnasse - lei sì, sia perdonato un accostamento che può sembrare ruvido - il paradosso di un ghetto dolce e ipnotico». Io, Ferrarese, non avrei saputo dire di meglio.
MA, CHIAMATO a parlare di questa occasione, ho pensato subito al presidio più notevole, e oggi perduto, della cultura ebraica a Ferrara: Paolo Ravenna, che vedo ricordato per la targa di memoria ebraica sulla colonna di Borso d’Este davanti alla Cattedrale di Ferrara. Ovviamente non posso che compiacermi di una riappropriazione da parte di Ferrara di una parte così importante della sua storia. Si sa infatti che Ferrara è la sola città dell’Emilia Romagna che ha avuto una presenza ebraica ininterrotta dal Medioevo a oggi. Il primo documento risale a poco dopo l’erezione della Cattedrale, nel 1227, e sotto gli Estensi la considerazione e la condizione degli Ebrei furono molto significative. Notevole è che la strada principale, un canale interrato, via Giovecca, rimandi, nella città libera entro le mura, al toponimo “Zudecha”, antica area di residenza ebraica non coatta: parte vitale dunque della città fuori del ghetto.
Fin qui la mia istintiva considerazione positiva, cui si aggiunge il mio personale ruolo, fondamentale (e non riconosciuto) in questa impresa. Sono stato io infatti a volere quella “Fondazione Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah” come uno dei primi atti - e stupefacente - della mia presenza nel secondo governo Berlusconi come sottosegretario dei Beni Culturali. L’idea nacque da un incontro con l’architetto Fuksas e Alain Elkann che aveva come obiettivo l’edificazione di una bella e simbolica architettura, per la quale cercammo anche un sito oltre le mura con l’allora sindaco di Ferrara, Gaetano Sateriale. La proposta fu a tal punto condivisa da diventare una legge parlamentare, a prima firma Dario Franceschini e, di lì a determinare l’istituzione del Museo. Da allora non ho più avuto né formali né ufficiose notizie di quel Museo, né sono stato mai invitato a nessuna manifestazione. Non me ne stupisco, conoscendo Ferrara, e avendo esperienza assolutamente negativa di una presidente della Provincia che discusse con me la proposta di un Museo delle opere, molte ferraresi, delle mie collezioni d’arte, per poi incredibilmente rifiutarla. Come è accaduto con Bassani, come è accaduto con Antonioni, il cui notevole patrimonio culturale era di gran lunga meno “materialmente” significativo delle opere da me offerte. Niente di male, la città è fatta così. Neghittosa e provinciale. Disponibile all’esotico (come Abbado), ingrata verso i propri cittadini.
COSÌ non sono molto convinto, soprattutto senza Paolo Ravenna, del grande risultato di questa Festa del libro ebraico, anche se finalmente posso compiacermi della disponibilità della città ad accogliere la collezione di Gianfranco Moscati, favorito dal fatto di non essere ferrarese. Una collezione di storie, mi pare, quindi prevalentemente immateriale, con lettere, documenti, francobolli, soprattutto a raccontare la persecuzione degli Ebrei. Se infatti posso compiacermi della nascita del Museo, denominato “MEIS”, secondo la moda corrente degli acronimi, mi chiedo, da tempo, a distanza, che cosa vi sia dentro, pensando a come spesso in Italia sia inutile inventare nuovi Musei. Occorre puntualizzare, infatti, che io in origine pensavo piuttosto a un Mausoleo, con valore simbolico ed evocativo, e non a un Museo.
Mi pare che questo sia confermato dalle parole reticenti e imbarazzate del Sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, che non ci rassicura sulla consistenza patrimoniale del Museo, prima dell’arrivo della collezione Moscati: «La mostra non è solo un evento per la città, ma un abbozzo di quella che potrebbe essere l’esperienza del MEIS in Italia, per tenere accesa la fiamma che illumina il Museo». Buone le intenzioni, debole la sostanza, come è tipico di Ferrara. Ora io penso alla bella mostra, curata quasi cinquant’anni, fa dall’Associazione donne ebree d’Italia di Milano, con il contributo di Valeria Antonioli Martelli e Luisa Mortara Ottolenghi: “Manoscritti biblici ebraici decorati”, anche con importanti libri ferraresi, che avrebbe dato consistenza storica e artistica alla Fiera meglio di qualunque dibattito, annullo filatelico, concerti jazz o film..... C
 
http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2013/04/24/878498-festa-libro-ebraico-sgarbi-meis.shtml