Emilio Diedo- Gianna Vancini, Anna Maria Quarzi... e l'amor di patria a Ferrara

 

a vv – a cura di Gianna Vancini

 

Amor di Patria. Anelito lirico del Paese e impegno patriottico a Ferrara.

 

Foto di copertina tratta dal testo di Renato Jannucci, Storia di Ferrara e provincia dalle origini ad oggi (Ferrara Libro, 1986).

 

Prefazione di Anna Maria Quarzi

 

Copy Art, Ferrara 2013, pp. 48, s.p.i.

 

 

Ancora, negli immediati postumi delle attenzioni dedicate al centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, durante il 2011, quest’opera curata da Gianna Vancini e patrocinata dal Gruppo Scrittori Ferraresi, dal Comune di Ferrara e dall’Istituto di Storia Contemporanea, contribuisce ad elevare il tasso culturale ed è propizia a mantenere alto il ricordo, ancorandone più saldamente la lettura al medesimo patriottico avvenimento. Anna Maria Quarzi, direttrice del menzionato Istituto di Storia Contemporanea ne ha steso la prefazione. Ma è anche grazie al suo impegno se si è potuto giungere ad ultimare quest’ottima pubblicazione.

 

Fu proprio nel tema di tale anniversario che si principiò ad una simile raccolta. Di fatto, delle due sezioni che contraddistinguono questa dispensa storico-letteraria, la prima raccoglie una serie di lavori presentati alla biblioteca Ariostea di Ferrara appunto nel marzo 2011, allora univocamente intitolata Patria-Nazione nella grande lirica italiana da Dante al 1861, quota d’un più ampio contesto che vide protagonisti sette lettori di famose liriche italiane a carattere patriottico. Mentre la seconda frazione è assolutamente inedita.

 

La prima parte attiene ai lavori di Gina Nalini e di Luciano Montanari. Invece l’intonsa seconda parte scaturisce dalla penna di Gianna Vancini (promotrice nonché curatrice) e di Antonio Pandolfi. Nell’insieme trattatasi di elaborati superlativi, attentamente ed eloquentemente centrati nella loro motivazione sia storica sia prettamente letteraria.

 

Venendo ad una più speculativa disamina, che prenda in considerazione il singolo co-autore, circa la prima parte si può dire che, con “La valenza dei concetti Patria e Nazionenella grande lirica italiana da Dante al 1861”, Gina Nalini, attraverso gli imprescindibili tasselli concentrati sul significato di scrittori e/o poeti del calibro di Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Vittorio Alfieri, Ugo Foscolo, Alessandro Manzoni, Giacomo Leopardi, Giovanni Berchet, Giuseppe Giusti, Aleardo Aleardi, Arnaldo Fusinato nonché Luigi Mercantini, partendo, come evidenzia il nome di Dante, addirittura dal tredicesimo secolo, rievoca un opportuno excursus inclusivo di ben seicento anni d’alta se non immortale letteratura. Sarebbe un gravissimo errore sottrarne la conoscenza ai posteri, soprattutto alle nuove leve d’una contemporanea generazione usa alla praticità ed alla stringata, minimale scienza dei media più prossimi ad un’eccessiva intima confidenzialità che agli epocali eventi di rilievo sociale. Giusta e saggia proposta che non si sottrae alle scuole superiori di primo e di secondo grado, ma che anzi a questi indirizzi so che è più che mai aperta.

 

Luciano Montanari, per il suo musivo raccogliere brani di “Poeti [dell’] Unità d’Italia”,facendo egli riferimento ai letterati citati dalla Nalini, non è meno encomiabile. Ne completa la capienza, integrandone il menù col finale inserimento dell’altrettanto illuminante, patriottico esempio letterario-musicale di Giuseppe Verdi, di cui cita il suo incommensurabile Nabucco, opera nota in tutto il mondo, ed I Lombardi alla prima crociata. E doverosamente ha ritenuto di doverne nominare, accanto al suo esemplare esecutore musicale, il librettista (d’ambedue le citate opere): il ferrarese Temistocle Solera. Sicché, a fianco della già di per sé esaustiva presentazione di Gina Nalini, ecco concretizzarsi l’armonico suono, la parola viva delle correlative principali opere degli illustri autori in precedenza elencati: Inno all’Italiadi Petrarca; Giorno verrà, tornerà il giornodi Alfieri; A egregie cose il forte animo accendonodi Foscolo; All’Italiadi Leopardi; Il Giuramento di Pontidadi Berchet; Marzo 1821 ed un brano dell’Adelchidi Manzoni; un brano di Canti patrii di Aleardi; Sant’Ambrogiodi Giusti; Ode a Venezia di Fusinato; La Spigolatrice di Sapri, indimenticabile sirena del Mercantini.

 

Indi, transitando nella seconda, inedita parte, la curatrice Gianna Vancini, ha colmato, con una coerente zeppa, quel gap del periodo tra il 1848 ed il 1860 dovuto ad una pressoché assenza di produzione letteraria o d’una produzione che comunque non è stata sufficiente per poter assurgere a perenne memoria come gli anzidetti edificanti esempi. Di ciò la Vancini né dà convincente giustificazione. Dato il periodo storico-sociale localizzato nel Ferrarese, del resto più o meno coincidente all’intero ambito peninsulare, pertinente osservazione, tra le righe del suo saggio (“La carente produzione di poesia civile nella Ferrara preunitaria: 1848-1860”), si rileva nel sunto della seguente lapidaria rendicontazione: «non si poteva stampare poesia civile a Ferrara [leggasi meglio, appunto per l’anzidetta coincidenza: “nell’intera Penisola”], ma era la vita stessa che in quel periodo si faceva poesia, anche se tragica […] grazie al sacrificio di migliaia di giovani che [avevano] donato la loro vita perseguendo gli ideali di unità e di libertà». È stato il sangue che i Nostri Patrioti hanno versato la vera ed autentica Poesia lasciata in eredità alle future generazioni.

 

Infine, ultimo solo nell’ordine d’impaginazione, Antonio Pandolfi, con il suo esaustivo elaborato, venti pagine sulle quarantotto totali, (dategli un tema e vi contraccambierà con un tomo!), dall’eloquente titolo“Ferrara, dalla Carboneria alla fine del governo pontificio”,riesce a dare assoluta completezza ai precedenti, attigui rilievi esternati da Gianna Vancini. Talché l’idea di quest’ultima saggista diventa quasi una lampante realtà, relazionata con dovizia di esempi e di peculiari, minuziose annotazioni che, nell’economia dell’opera, assumono valore inappagabile. Lavoro, quest’ultimo di Pandolfi, che alla fin fine integra, quale incomparabile elemento accrescitivo e collettaneo, la globale visione che questa onorabile fattispecie di studio implicitamente richiedeva.

 

Opera che senz’alcun alone di dubbio va ad insinuarsi nella mente e nel cuore degli Italiani e, per la topografia dell’analisi, ancora di più fa breccia nei sentimenti dei ferraresi. Un capitale che arricchisce la sensibilità verso valori ed ideali nobili e quanto mai sacrosanti.


 

Emilio Diedo  www.literary.it