Sandro Giovannini: La Rotta si Ricompone



 
La metafora può giustificarsi per una squilla acuta di richiamo ma per un’icona di riordino e di rilancio sommessamente consiglierei una rispondenza eneade e non ulisside, produttivamente più facile per tutti. Ma non avvolgiamoci subito troppo all’interno delle corrispondenze letteraliste, il mito nostro deve essere lavorato con una sobrietà ed una costanza che solo chi ha doppiato indenne i decenni può davvero rispettare nel continuo dipanarsi del quotidiano. Tutti i commenti all’appello di Veneziani sono dotati di molte verità entro le quali è possibile ed anche bello naufragare, come ricorrentemente può succedere, al vaglio di un momento fondante. Per drammaticità quello di Cardini supera tutti ma forse dovremmo divenire più accorti nel valutare il clinamen generazionale, altrimenti ogni circa settant’anni (e qualcuno direbbe... magari!) dovrebbe determinarsi una cesura nella storia (anche la nostra microstoria) ed il filo rosso o la corda aurea spezzarsi... Il sangue tuttononostante si rinnova e chiede udienza di verità. Forse un’invocata ma (da parecchi) poco praticata pietas ci direbbe di non augurare mai a nessuno dei nostri amici o ex-amici di non riuscire nel proprio intento se generoso, qualsiasi sia il giudizio che noi potessimo ritenere od offrire. Nel caso che mi ha riguardato negli ultimi due anni, ad esempio, da quando cioè abbiamo lanciato il progetto di pensiero per una Nuova Oggettività, le critiche palesi sono state molto rattenute dal fatto che abbiamo proceduto con una lentezza calcolata per linee interne, non sollecitando più di tanto lo scontro diretto sui massimi sistemi e dichiarando invece fin da subito alcune poche e forse ben prevedibili scelte ideologiche sulle quali poter lavorare seriamente:

comunitarista, partecipativa, differenzialista, anticapitalista, antiglobalista. Questo, pur essendo un metodo rigoroso, ed anche difficile da perseguire onestamente, nella società superficializzata ove ora viviamo non è scelta che possa gratificare più di tanto e tende a creare una nuova piccola seppur splendente isolata torre eburnea, lontana in definitiva dall’orizzonte disastrato di macerie e rovine o plastificato e siliconato, di cui tutti dobbiamo giocoforza occuparci. L’altra scelta è permanere nel far parte per sé radicale, nella pensione acclarata e tutto sommato beata, od in quell’isolazionismo da scettico blu che certi nostri ex-primi-della-classe hanno eletto sdegnosamente per la loro idiota saggezza. In più, alcuni d’essi se non son loro a partire in quarta sai bene che non sottoscriveranno nulla anche se sotto si ritrovano le loro veline d’antan... Nel ricominciare l’avventura però, quel sangue nuovo (non pazzo) viene ad aggiungersi a quello stanco e spossato e nuove illusioni, nuove utopie si possono apparecchiare nel gran teatro del mondo. In più rifletterei anche sul fatto che tutti i nostri ruoli sono alquanto interscambiabili: non mi sarei sorpreso se qualche mese o qualche anno fa Veneziani, a me che magari lo avessi sollecitato con la mozione degli affetti, su qualche ipotesi delle mie, più o meno strampalate, avesse potuto rispondere con una lettera come quella di Solinas od addirittura di Cardini... Tutti noi abbiamo dei cicli di ricarica (volendo/dovendo perdurare nei decenni) che fanno giustizia dei tagli trancianti e delle frasi ad effetto... Non chiamiamo poi in proscenio i proci, altrimenti il nostro progetto (qualunque esso sia) s’avvita sulle recriminazioni tra l’iroso ed il patetico... Tutti (quasi) abbiamo visto tutto (quasi) e pertanto parleremo, se possibile, della rotta futura. Dal vertex all’heliopolis, a letteratura-tradizione, alla nuova oggettività, (e le declino tutte rigorosamente al minuscolo) anch’io ho fatto un’abbuffata di sogni ed utopie e spesso mi son trovato ridicolmente autoincaricato e gravato di compiti superiori infine prevedibilmente alle mie forze ed ancor di più alle mie dirette vocazioni e dall’altra - per non essere eufemistico - non ho trovato sempre ex carissimi all’altezza del proseguo... come però ho avuto in dono (incomparabile) d’incontrare anche rari meravigliosi compagni d’avventura che nulla chiedevano e spesso più davano, e questa è la nostra meravigliosa vita (di cui sono scandalosamente felice) e quel poco di wei-wu-wei, che qualcuno vorrebbe non considerare come il vero fulcro di ogni nostra cangiante dimensione, ci guida nel mondo della finzione suprema... Che non è, ovviamente, la rappresentazione corriva. Io verrò all’incontro promosso da Veneziani con immutata speranza, cercando di portarmi appresso il minimo di pregiudizi ed il massimo d’entusiasmo possibile che si misurerà però, non sulle passerellate, ma sui propositi effettivi di rilancio nel coraggio e nella novità.

Sandro Giovannini