Nascono da un lavoro concreto, attento, silenzioso, ma non meno creativo. Repertori di forme simboliche, spesso inconsce, sintetiche, concise, se pur astratte, che esprimono l’universo, intrecci di universi. La prima impressione che si coglie è quella di immagini e di sensazioni tattili, materiche, pluridimensionali, spaccati di realtà, segmenti di opere condivise, che evocano un senso di collettività. E al tempo stesso manifestazioni di eventi macrocosmici. Una folla anonima, quasi manieristica, illuminata da lampi di luce, dotata di rare intensità di prospettiva e di disegno. Ne emerge una scansione di attimi e di punti, che traducono l’atemporale grandezza del quotidiano e contemporaneamente la temporale successione di figure allegoriche e di graffianti interpretazioni, di soggettivi caotici palinsesti immersi in assolute perfezioni formali, intese a scrivere storie e legami con il visibile e l’invisibile, geroglifici voluttuosi, di carnale vitalità, quasi orgiastiche ricognizioni di particolari inconsci, simboli di vita e di morte, che si coniugano nel caleidoscopio dell’essere e del divenire, dell’incommensurabile. Ricerche nel vuoto. Nel vuoto senza fine.
Casalino Pierluigi, 4.11.2011.