Abbiamo smesso di sognare, dice la gente. Non siamo in grado di accettare la realtà, dice la stessa gente. Due cose opposte, dice la gente, qual è vera tra le due? Ambedue. Come succede ai bambini, abbiamo scambiato il giorno con la notte. Provo su strada la filosofia, la porto in mezzo alla gente. So che sui giornali non si usa, ma io ci provo. Trovo conferma dei due modi di dire. La gente ha paura della vita, ha paura della realtà. Ha paura della violenza, ha paura dello straniero, ha paura delle malattie, ha paure dell’inquinamento, ha paura delle discariche e delle antenne. E ha paura di far figli, di uscire la sera tardi, di perdere il tenore di vita, ha paura del futuro ma anche del passato. E allora si rende schiava delle illusioni, che cerca in video, in fumo, nelle trasgressioni, in vacanza, nei carrelli della spesa. Non è una novità aggrapparsi alle illusioni, cambiano gli oggetti ma non i soggetti. In passato, un passato anche recente, le illusioni furono le utopie rivoluzionarie, le ideologie che promettevano paradisi in terra e società perfette. Le illusioni degli uni erano le paure degli altri, il terrorismo, la violenza, gli anni di piombo. C’era chi bruciava nel fuoco i sogni dopo aver incendiato la realtà e chi faceva il contrario. Ma i disagi, la violenza, le paure del presente sono passate dalla sfera pubblica e storica alla sfera intima e privata, ma rivelano la stessa cosa: abbiamo scambiato il sogno con la veglia.
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