da Il Giornale
*di Massimiliano Parente
«Penso dei comunisti da salotto ciò che penso del salotto. Merda», così sbottò il sempre citato Pier Paolo Pasolini, il quale però oggi sarebbe stato bacchettato sulle falangi dalle nuove maestrine morali del giornalismo salottiero italiano, tipo le terribili Madame Rusconi, Madame Merlo, Madame Magris, più simili alla signorina Rottermaier di Heidi che alla Madame Verdurin di Proust. A Madame Rusconi, per esempio, è come se gliel’avessero scodellata proprio sul centrotavola di pizzo del salotto buono: che «involgarimento del linguaggio pubblico», che «volgarità», «volgarità nel senso letterale del volgo, appunto», appunto, il volgo, orrore, con questi editoriali pieni di «strizzatine d’occhio tra giornalista e lettore», e quanti strizzoni di pancia a ogni strizzatina per lor signore, così snob, così distaccate, così chic ormai poco radical. Per fortuna, a fronte di cotanta volgarità e parolacce («per usare un termine che ora suona deamicisiano» ci informa Madame Rusconi, oui, oui, je me souviens), c’era già stato il pronto intervento di Madame Magris, altrimenti non avremmo saputo come orientarci. Quest’ultima è molto esperta nel distinguere le diverse merde, per esempio quella che Cambronne grida a Waterloo va bene, quella pronunciata dalla Santanchè a proposito di Fini no, perché «difficilmente Victor Hugo potrebbe scorgere qualcosa di nobile e elevato in questo termine adottato dalla signora», e come gli sarà venuto, alla Magris, di associare Cambronne alla Santanchè non si saprà mai e alla fine chi se ne fotte.
No, no, pardon, come non detto, ce ne fotte eccome, bisogna stare attenti a come si parla con queste signore che si sono svegliate tutte insieme e tutte incazzate, non fai in tempo a leggerne una che il giorno dopo scrive l’altra indignatissima, ed è tutto un galateo, un perbenismo, uno sdegno, uno spettinamento di acconciature, un bon ton con le boccucce a culo di gallina e dopo anni di vaffanculismi e santorismi e vaurismi e travaglismi che danno dei mafiosi e delinquenti a mezza Italia ma senza mai insultare nessuno, sempre elegantissimi, invitando il noto gentleman Ciancimino, pendendo dalle labbra dell’ultima escort eroina d’Italia, quella che registra tutto, questa è classe.
Tuttavia bisogna essere gentili, e non rispondere male neppure a Madame Merlo, anche se ti scappa, anche se ti scapperebbe. Bisogna essere molto raffinati e francesi e noblesse oblige anche quando, sulla Repubblica, la suddetta Madame ti rifila un predicozzo contro i «nuovi guappi» e contro l’uso della parola «fanghiglia» riferita a Famiglia Cristiana, e non serve intercettarle, basta immaginarsele. «Oh Signore, hanno detto fanghiglia!», «Oh Gesù, cara, hai sentito?», «Fanghiglia? Fanghiglia Cristiana? Oh Santo Cielo, oh mon Dieu, non c’è più religione!». Perché d’altra parte la fanghiglia per Madame Merlo è peggio, molto peggio della merda di Madame Magris, «è un’annusata, una ficcata di naso, un’ostilità cieca e illogica», porca puttana che schifo, che maleducazione, che volgarità del volgo più sudicio e straccione, mica come la merda surrealista di George Bataille, mica come quella neodadaista del grande Piero Manzoni, preventivamente inscatolata e inodore, e però erano altri tempi, altre avanguardie, merda. ...
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