Neuroschegge di Sandro Bevilacqua

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NEUROSCHEGGE

 

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SANDRO BEVILACQUA


*version on line (ridotta e remixata) di Ma che Vita- Sandro Bevilacqua (Este Edition, 2009)

http://www.este-edition.com/prodotti.php?idProd=421


Nota di Roberto Guerra


Tra neoscapigliatura e postbeat “generation”, con innesti contemporanei, minimal e “acidi”, la poetica attuale di Sandro Bevilacqua, tra le parole meno innocue, al contrario perturbanti nel panorama ferrarese degli anni duemila. La parola torna spada, quasi un laser dell'anima in questo volumetto on line, con poesie remixate rispetto all'edizione non ridotta e ben più ampia cartacea edita recentemente per Este Edition. Il noir non estetizzante della protoavanguardia letteraria italiana milanese, molto concreto, riappare in primo piano nei testi di Bevilacqua. Con una sorpresa dapprima timida poi emergente non verso impossibili lieti fini: orizzonti di vita desideranti, quasi urlati dal poeta.... in playback. Ma parole pronunciate.


1) GABBIA MATTI


Esseri taciturni, vagano senza pace.

Feroce solitudine schizzata troppa sensibilità.

Persone senza sesso identità affetto.

Urla improvvise, poi silenzio.

Non dormono, divorano voraci cibo.

La sigaretta unica maligna compagnia.

Non hanno speranza.

Solo tanti senza ascolto.

Senza risposte.

Sullo sfondo cielo tristemente grigio,

pare sempre pioggia.

Non è vero.

Ogni giorno splende sole nuovo.



2) TUTTI AL CIRCO


In paese arriva il circo, festa grande.

Tendone blu si gonfia verso il cielo.

Puzza di letame, spente grida, animali selvaggi, senza libertà.

Bambini impazienti sporchi di zucchero filato,

genitori annoiati fintamente partecipi.

Faro luce bianca su terra battuta,

triste rullo di tamburi.

Entrano pagliacci falsa tristezza.

Cavalli, acrobati, trapezisti.

Una rete.

Si romperà al primo impatto?

Forse la volta buona.

Lo spettacolo prosegua,

mestamente.



3) VENEZIA


Gondole adagiate pigre lungo canali, quasi immobili,

non vogliono sprofondare in laguna.

Calli e porticati.

Sole sempre pallido riluce palazzi moribondi.

Colori carnevale, strane maschere celano volti senza labbra occhi.

Allegria si spande lungo strette vie,

osterie trasudano profumo vino a buon mercato.

Gente va viene.

Festa pare non finire mai.

Caffè all’alba a Piazza San Marco. Buono, bollente.

Rimane prepotente voglia di girare,

bevendo ultimo sorso di tramonto lontano.



4) MATTINO


E’ insonne, vaga inquieto per casa.

La mente astrazione di nulla.

Silenzio ammanta ogni cosa, fatica arranca luce del giorno.

Cielo pulito pallido azzurro, stinte nuvole sparse.

Ha sete, beve acqua gelata piccoli sorsi.

Ancora nel letto, vaghi pensieri l’inseguono, invano.

Solo voglia giorno nuovo.

ECCOLO.




5) RECLUSO


Prigioniero cella senza sbarre.

Solo gentili guardiani.

L’anima gettata fuori dall’essere,

dal corpo.

Parla,

parole escono a stento.

Urla nel vento, nessuno risponde.

Nient’altro placido silenzio tra verdi alberi.

Come sarà là fuori,

quanto tempo trascorso?

Non ricorda nemmeno più.

Dimenticato anche il nome,

intrappolato membra estranee.

Spunta sottile raggio sole,

un attimo riscalda.

Poi ancora dolci brividi.

Sensazioni gelate, perle sudore

scendono lungo il corpo provato.

Ancora vivo.



6) SCHEGGE


Turbinio di schegge vetro impazzite, taglienti, roventi.

Feriscono, fanno male.

Sangue cola in dense gocce sulla pelle lucida, indifesa.

Appare e fa morire.

Se ne va, poi ritorna.

E’ un’illusione. La odia!

Le strappa i pensieri, le brucia l’anima,

Vorrebbe cibarsi fino a sazietà.

Conserva immagine sfuocata,

Lei si muove senza sosta.

Ora una birra, forse più di una.

Resta solo la Domanda : Domani?


7) LA FINE?


Fumo denso velenoso offusca rosso tramonto.

Bombe nucleari esplodono

polverizzano uomini cose

animali piante.

È bastato poco, controversa supremazia

governare un pianeta

non esiste più.

Ad un tratto più. Catastrofe consumata.

Aleggia piatta sensazione morte silente.

Triste, stanca di dovere compiuto di malavoglia.

Anche vulcani ora si svegliano,

eruttano misto di cervelli, carne violata disfatta.

Nel massacro improvviso risveglio di sopravvissuti,

coscienze sepolte.

Dove siete anime perse?

Correte verso il fiume perduto distratto nell’oceano.

Chiatta arrugginita oscilla sull’acqua vicino alla riva.

Forse la salvezza?

Timoniere vecchio, lunga barba incolta capelli sporchi.

Esausto: un coltellaccio e si squarcia il ventre, la gola,

si lascia morire senza lamento.

Non c’è via fuga, più scampo.


8) LOBSTER-VIA SCIENZE FERRARA


Intreccio strette vie città vecchia

dietro il ghetto e la memoria.

Fresca notte d’estate,

ragazzi sorridenti vanno vengono,

spensieratezza trent’anni anche meno.

Sono pochi ma buoni.

Dormono poco, trasmettono allegria voglia d’amore.

Il mattino DEVE tardare, mai svanire attimi magici.

Bancone bar rassicurante penombra, luci lo assecondano.

Ritmo musica cresce incalza il cuore, appena appena, piccole dosi.

Aria pervasa emozione fremente, continua.

Meglio godersi gli attimi: le cose belle troppo presto diventano vento.


9) MANICOMIO


Il manicomio è morto, evviva il manicomio.

Con i suoi sgherri.

Non angeli custodi guardie carcerarie,

prigionieri dei vostri prigionieri.

Nati aguzzini, sguazzano in annoiato sadismo.

scudo di regolamento carta straccia.

Contano le regole non scritte.

Sono apatici odiosi, da quale girone infernale son spuntati?

Mefitica arroganza li rende odiosi.

Vittime innocenti, senza difese,

sole deboli annichilite porcherie chimiche.

Il potere alla prova: paziente va fuori di senno.

Cinque energumeni dalla divisa azzurra

non soffocano una piccola ribellione.

Lotta selvaggia,

volano pugni graffi morsi.

Lettino di costrizione, legacci a caviglie e polsi.

Ago in vena, ancora non basta, effetto non immediato.

Continua a dimenarsi, alza il ventre su giù.

Chiede della famiglia, i suoi cari, inutile.

Non ci sono,

la coscienza si scioglie, sonno artificiale.

Domani sarà lo stesso nuovo…schifo,

abbandono, vergogna sofferenza.

Unico ricorrente pensiero: come liberarsi

inutile, imbarazzante zavorra?


10) CONTRO LA MORTE


Indistinta nera figura,

sei tu”.

L’aspettavo da tanto tempo,

ed ora al fine davanti.

Vuoi il sangue, i nervi, le ossa.

E l’anima.

Sono curioso. Svelati fino in fondo.

Hai paura?

Io non ho paura.

Tombe, croci, fiori appassiti.

Prendimi se vuoi: sono qui nudo davanti,

stanco di soffrire.

Vorrei dissolvermi in cupa nube argentea,

lontana anni luce.

E poi?

Soltanto un sole spento con i suoi freddi raggi morti.

Freddi raggi morti sconfitti da un Sole nuovo!

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http://guide.supereva.it/ferrara/interventi/2010/03/un-poeta-scapigliato-a-ferrara-sandro-bevilacqua

http://www.literary.it/dati/literary/davoglio_elisa/ma_che_vita.html