GRAZIANO CECCHINI ROSSOTREVI LIBERA IL MARMO ALLA BIENNALE DI CARRARA

GRAZIANO CECCHINI EBOOK.jpgAZIONE FUTURISTA ROSSOTREVI A CARRARA
 
Carrara, 24 luglio 2010 - Ha colpito alla Biennale. C’era da aspettarselo dopo le dichiarazioni di fuoco che aveva rilasciato all’indomani dell’inaugurazione della mostra. Una sua incursione era attesa e nella notte tra giovedì e venerdì, intorno all’1,30, Graziano Cecchini è entrato in azione. L’artista, appartenente all’avanguardia futurista, dopo aver colorato di rosso l’acqua della fontana di Trevi e aver invaso, con 500mila palline colorate, piazza di Spagna a Roma, ha realizzato una performance nel centro storico cittadino «contro questa Biennale e a favore delle cave, dei suoi lavoratori e del marmo».
 

Bersaglio del suo gesto è stato il megaschermo marmoreo posto in piazza Alberica, opera dell’artista thailandese Rirkrit Tiravanija. Nottetempo, Cecchini, armato di colla, manifesti e un pezzo di grafite, in pochi minuti ha composto la sua opera nella quale spiccano tre scritte. Sui manifesti, su cui appariva un’immagine femminile, era presente lo slogan «Un sogno… Arte + Ritmo + Estetica», mentre sul marmo ha segnato le parole «Mono-Lite», ma soprattutto «+ cavalli – cavallucci (più cavalli, meno Cavallucci)», chiaro riferimento al curatore di questa edizione della Biennale, Fabio Cavallucci. «Prima ho colpito con le parole, adesso con le immagini — ha spiegato Cecchini al termine della sua azione — perché questa non è una Biennale del marmo.
 
Non c’è il rispetto né per coloro che lavorano alle cave, né per la tradizione di Carrara, né per la città per quello che rappresenta. Questa è stata la ‘silicon valley’ del Rinascimento ed è inconcepibile che venga mostrato in piazza Alberica una mezza specie di monolite, che non è un monolite, creato da un artista thailandese a cui la casa editrice ‘Taschen Usa’ ha dedicato solo dieci righe nel suo catalogo dei cento artisti contemporanei. Quindi vorrei capire da dove provengono certe ‘illuminazioni’ per invitare simili personaggi. Io penso che qualsiasi scalpellino di Carrara avrebbe realizzato un’opera molto più importante ed efficace. A proposito della scritta dei manifesti (arte, ritmo, estetica) — ha continuato il futurista —, non so se il curatore di questa Biennale sa cosa significhi arte, che cos’è il ritmo dell’arte e cos’è l’estetica.
 
Se lo sapesse si dovrebbe vergognare per ciò che ha realizzato. Io potrei curare una Biennale a Carrara praticamente a costo zero. Pensate che il 60 percento delle grandi opere artistiche nel mondo sono realizzate col marmo delle vostre montagne. Quindi — ha concluso Cecchini — se non si riesce ad avere l’appeal giusto per dimostrare il significato di questa tradizione, ovvero cosa significa per Carrara il suo marmo, credo che non si conosca né la storia dell’arte né il rispetto che merita questa città».
 
  
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http://www.lanazione.it/massa_carrara/cronaca/2010/07/24/361040-biennale_cecchini_deturpa.shtml>


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