Marocco, cuspide d’Africa bagnata da due mari e adagiata all’ombra di Atlante, musulmana e mistica per vocazione, può essere considerato il tappeto volante (di Fez naturalmente) per il Maghreb, “la terra dove tramonta il Sole rispetto alla Mecca”. Al suk di Marrakesh non si può rinunciare alle contrattazioni, a Casablanca all’antica Medina, a Tangeri alle architetture dei Palazzi R, sulle orme di Matisse, Delacroix e Borroughs. Con una dose di pazienza si può anche sentire il muezzin chiamare i fedeli alla preghiera, a condizione che il suo grido non urti troppo le orecchie dei turisti, come ha stabilito un’intraprendente ministro donna di Sua Maestà il Re. In tutto il Paese al cous-cous, al the verde, al kohl per truccare gli occhi. In luglio alla festa di Agadir, ad esempio, o al moussem (processione sacra) di Moulay Ibrahim in agosto. Atmosfere, dunque, magiche e irripetibili. Quando nelle vie di Marrakesh il cavallo bianco di Ibn Rushd (Averroè) portò il corpo, avvolto in un bianco lino, del filosofo andaluso un mare di gente si inginocchiava davanti all’ultimo passo del suo genio. Medico, giudice sotto la dinastia degli Almohavidi, accusato dai teologi musulmani di eterodossia, fu esiliato negli ultimi anni di vita lontano da Cordova. Vecchio e malato, fu liberato qualche mese prima della morte. Raggiunse il Marocco e si stabilì a Marrakesh. Antagonista delle degenerazioni della filosofia aristotelica dovute agli integralisti del suo tempo. Proclamato il primato della ragione, come metodo di approccio autentico alla rivelazione, Ibn Rushd affermò che la religione è una “dottrina in chiave narrativa e fantastica”, indirizzata al popolo, perché vi ricorra nella vita pratica. La filosofia, invece, è il percorso dei saggi. Di fronte alle rumorose proteste degli integralisti per l’auspicata limitazione degli eccessi sonori della voce dei muezzin nell’ora della preghiera, la leggiadra rappresentante del ministero del turismo marocchino ha voluto ricordare a tutti l’antica e ancora attuale lezione di equilibrio tra ragione e fede del filosofo berbero. All’ombra di Atlante rivive dunque il suo spirito.
Casalino Pierluigi. 15.12.2009.