FUTURISMO Avanguardia delle Avanguardie di Mino Renzaglia

GRAZIANO CECCHINI EBOOK.jpgda Arianna Editrice 

*Mino Renzaglia celebra Rosso Trevi

Si legge come un romanzo di ottima scrittura. E’ rigoroso e puntuale come un saggio critico. E’ bello da guardare come un raffinatissimo catalogo d’arte, grande formato. E’ il Futurismo, l’avanguardia delle avanguardie (Giunti, 2009, € 35), di Claudia Salaris. Nel centenario del primo manifesto futurista, la vicenda che ha segnato lo spartiacque definitivo fra classicismo e sperimentazione in tutte le espressioni dell’arte, spesso fondendole e rifondandole, trova in questo volume una imperdibile occasione per essere celebrato.......

Il futurismo come fatto mondiale, dunque. Sì, ma in Italia la partita era ancora aperta. Abbiamo lasciato Marinetti in disputa frontale con Mussolini e con la sua linea politica, nel 1920. Compita che fu la marcia su Roma, a metà degli anni 20, il fascismo non aveva ancora una sua precipua idea di arte. Paradossalmente, i futuristi non furono nemmeno invitati alla Biennale di Venezia del 1924. Sarà Mussolini stesso a creare le condizioni per ricomporre la frattura, chiamando Marinetti alla Segreteria del sindacato nazionale scrittori, nel 1928 e, l’anno dopo, nominandolo accademico d’Italia. Da qui in avanti, l’identità fra futurismo e fascismo diventerà infrangibile. Ma non acritica. Marinetti si esprimerà più volte contro talune iniziative governative: dalle famigerate leggi razziali, alla stipula del patto d’acciaio con la Germania nazista. Ma, tant’è: fino alla fine, il futurista Marinetti sarà in prima linea su tutti i fronti aperti dal regime.  Morirà appena due ore dopo aver finito di comporre l’ultima sua macchina di parole: “Quarto d’ora di poesia per la X Mas”. Era di ritorno (il Marinetti) minato nei polmoni, dalla campagna di Russia alla quale, sessantenne, aveva partecipato da volontario. Il calendario datava: l2 dicembre 1944.

E poi?, si chiederà il lettore che ha avuto la bontà di seguire fin qui i sommi capi del mio riferito al libro della Salaris. Gli è che il futurismo, rinviandosi continuamente alla meta successiva, senza stasi e, ovviamente, senza “passatismi”; avendo insegnato la maniera di compiere una ricerca estetica incessantemente sperimentale, ha continuato ad alimentare i serbatoi della invenzione artistica di tutto il Novecento e ultra. Non è un caso che futurista, senza se e senza ma, si dichiari l’unico artista italiano, Graziano Cecchini, che abbia fatto, di nuovo, parlare di futurismo il mondo intero, dal dopoguerra mondiale ad oggi, con il suo capolavoro “RossoTrevi”. Non vi accorgete del segno di continuità fra Marinetti e Cecchini?  Anche fosse, era Marinetti che fin da subito pretese: «Quando avremo quarant’anni, altri uomini più giovani e più validi di noi, ci gettino pure nel cestino, come manoscritti inutili – Noi lo desideriamo!». La storia del futurismo continua: il cuore batte ancora

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video http://www.youtube.com/watch?v=5iaguBKPbGc RossoTrevi a Ferrara