PAOLO RUFFILLI SPIRITOLIBERISTA
La musica, Principessa (senza Regine superflue) delle Arti, asseriva certo futuro anteriore.
Nelle poetiche contemporanee (anche pretese sperimentali a volte), certo feticismo della Parola, non danzante, attraversa tutt'oggi certa tendenza, gira e rigira basata su banali meccanismi difensivi freudiani, rispetto alle sfide del postmoderno e della complessità del Futuro, piaccia o meno, venuto alla luce. Tra Apocalittici e Integrati, facili vie di fuga dalla guerra del presente e dalla scoperta del Futuro, una terza mossa possibile, peraltro, neppure è mosca bianca.
A livello europeo un certo Enzensberger (tra diversi altri), in Italia, tra altri, il poeta e scrittore Paolo Ruffilli, tra i pochi autentici eredi delle neovanguardie del Gruppo 63, 70, via Barilli e Spatola, assai noto, (pubblica per Garzanti, Marsilio, ecc.), fin dagli esordi capace di trascendere, i limiti cosiddetti sociali e extrartistici di quelle generazioni, appunto, spesso, autocastrate- allievi inclusi- nel cemento armato di certa fobia-grammatica di ritorno, priva di Musica, di Forza della Ragione e dell'Immaginazione. Immaginazione, nella cifra di Ruffilli, magari reinventata alla luce della miglior linguistica e semiotica: tra Gremais e Baudrillard o lo stesso Barthes, ri-lette da quest'ultimi senz'altro con sguardi innovativi poetici: la poesia come scienza.
E tale interfaccia scienza-poesia, sulla figura-sfondo danzante o avvolgente della Musica, attraversa la produzione globale di Ruffilli: in particolare appare trasparente nell'ultimo volume appena edito:Le Stanze del Cielo (Marsilio), presentato Venerdì scorso, 9 gennaio, anche a Ferrara nella Sala dell'Arengo del Comune di Ferrara.
A cura della Società Dante Alighieri di Ferrara(davvero creativamente accademica... Ruffilli e un centenario futurista nel giro di un mese-complimenti!), introdotto dalla Presidentessa e raffinata ricercatrice culturale Luisa Carrà, presentato tecnicamente con grande perizia “classica” dalla scrittrice Gina Nalini, davanti ad un folto pubblico (e molti scrittori ferraresi. Tra cui Roversi, Donegà, Garberoglio, Scrignoli, Nascosi, evento non così diffuso a Ferrara...), Paolo Ruffilli ha orginalmente suggerito le password – per- così dire della propria poetica e dell'ultimo libro nello specifico con straordinaria scorrevolezza e alta leggerezza.
Parole cristalline e musicali, un inno- al passo anche con la miglior psicoanalisi letteraria (certo Lacan), l'Immaginazione come Immaginario in libertà; l'Ossessione come demone della creatività, contro certo Realismo ancora residuale e residuato.... in Italia. La Poesia come Musica, input genetico della specie umana per trascendere i limiti di ogni grammatica e di ogni vocabolo, in sublime controtendenza rispetto a molti pennaioli contemporanei, meri imbianchini della Parola: il rifiuto del facile e convenzionale e tirannico (il totalitarismo è nel linguaggio disse lo stesso Barthes alla sua inaugurazione... come Rettore a La Sorbonne!) Significato, arido, statico e sterile, nell'evocazione invece di certa Logica del Senso insita nel cosiddetto Significante, meglio in certo coro dei significanti, degli interstizi e i witz possibili della Parola, dinamica, musicale.
Una sorta di Parloiberismo futuristico innestato da Ruffilli con “calcolo inconscio” neopitagorico e... musicomatematico nelle pagine e nei versi di un volume apparentemente concentrato su ardui temi sociali quali la tossicodipendenza e il carcere, metafore soprattutto per Ruffilli per accendere sempre più nel 2009 la Libertà come Estetica e Poetica dell'Esistenza, concreta, vissuta, Spirito+Azione, Immagin-Azione, Contempl-Azione, Mut-azione attraverso i Versi mixati da 7 note immaginarie. La poetica come Spiritoliberismo... cara a Zarathustra?
ROBERTO GUERRA