Pierluigi Casalino
Per gli shiiti persiani l'Imam nascosto è il dodicesimo successore Muhammad ibn al-Hassan al-Askari, ed essi vengono appunto detti imamiti o Duodecimani, mentre per altri shiiti è il settimo, Ismail ibn Ghafar as-Sadiq, e perciò son detti Ismailiti o Settimani. Questi ultimi ammettono però delle riapparizioni intermedie dell'Imam prima del messianismo finale, e infatti fu proprio un Imam ismailita, Ubaid Allah, che diede origine alla dinastia Fatimida. In Iran o Persia la credenza dell'Imam nascosto portava un tempo a considerare lo shah, sovrano temporale e temporaneo, vicario del vero capo che si manifesterà al tempo opportuno. Le motivazioni politico-messianiche della Rivoluzione islamica, in Iran, si sono sposate con le tradizionali visioni iranico-messianiche e mistiche pre-islamiche, oltre che con le classiche ed ataviche ambizioni nazionali iraniche. La teoria dell'Imam nascosto ismailita con il presupposto della possibile manifestazione di tanto in tanto ha favorito una fioritura di dottrine esoteriche e di sette derivate, com'è nel carattere iranico e gnostico. Fra queste i Qarmati, che riuscirono ad impadronirsi dei Luoghi Santi dell'Islam in Arabia, e i più noti Assassini o Hashaishin (dediti a sostanze stupefacenti), fanatici famosi nel secolo XI e XII, responsabili di gesta terroristiche combattute dai Califfi. Tra tali sette da non dimenticare i Drusi, originati dal fatimita Hakim (secolo XI) e poi i Nosairi, setta siriana dalla teoria sincretista. Seguiranno altre considerazioni sulla teologia shiita e su altre sette connesse ed esterne. Il tutto per comprendere gli attuali contenziosi geopolitici. 23.01.2015