La conoscenza delle intenzioni e delle condizioni del nemico

Come Odisseo e Diomede scivolarono nottetempo, in profondità, nel campo troiano per conoscerne le intenzioni, al fine di sbloccare lo stallo tra le due parti contrapposte impegnate nella guerra di Troia, così SunTzu, antico maestro cinese della guerra scrive quanto sia stupido attendere l'esito del conflitto, senza utilizzare del denaro per affidare a qualcuno il compito di avere notizie decisive sulle intenzioni dell'avversario, sulla sua forza e sui suoi punti deboli. Un simile quadro di potenza si ebbe nella Grecia classica, intorno al 491 a.C., e anche nell'Europa alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, ma anche, in larga misura, successivamente. Ed è proprio quanto uno stato sa dell'altro, grazie alle sue informazioni, spinge ad atteggiamenti e comportamenti che impediscono una risposta efficace del nemico. E oggi non solo in guerra, ma anche in economia. Nel 1914 i tedeschi sapevano dai loro informatori che il Belgio si sarebbe prestato a fare da base di manovra per le potenze dell'Intesa contro di loro e anche per questo invasero quel paese vicino, violandone la neutralità Tali notizie vennero rese di pubblica ragione dai bolscevichi, dopo la Rivoluzione d'Ottobre, rivelando i carteggi della Russia zarista anche su tale questione. I tedeschi preferirono dunque rovinarsi la reputazione e fecero comunque la mossa, sfidando le conseguenze della propaganda avversaria, Qualcosa di simile avvenne durante la guerra fredda tra la Russia sovietica e l'Occidente. L'intervento sovietico in Afghanistan avvenne per frenare la minaccia fondamentalista rappresentata da Teheran, dopo la Rivoluzione Islamica e diretta verso l'Asia sovietica. L'azione fu un errore, perché lungi dal bloccare l'influenza iraniana, suscitò lo svilupparsi del radicalismo islamico ultra-ortodosso di marca sunnita spinto dall'Occidente contro Mosca. In ogni caso tali considerazioni degli stati non sono fondate sulla base di prerogative geografiche, ma in ragione degli interessi. In altri termini si tratta di divisioni di natura trasversale e che la lealtà di chi fornisce notizie vincenti alla propria o alla parte contraria è più legata all'appartenenza a questo o a quel ceto, a questo o a quell'altro convincimento politico. La conoscenza delle intenzioni e delle condizioni del nemico, per concludere, passa attraverso diverse valutazioni. In una pagina di grande lucidità politica, un oligarca greco, che potrebbe essere Crizia, spiega quale sia la sola speranza per gli uomini della sua fazione: fortunatamente - dice- Atene, dove è il popolo che comanda, non è un'isola, altrimenti sarebbe impossibile aprire le porte al nemico durante le guerre civili. Una coerenza che può essere seguita anche dai loro avversari.
Casalino Pierluigi, 18.01.2015