Medicina: Nel coma Coscienza drammatica e sorprendente?

Il Giornale

Si definisce come stato vegetativo quella condizione in cui versa il paziente che, nonostante lo stato di veglia, non possieda coscienza di sé e dell'ambiente che lo circonda. È distinto da due categorie: quella persistente, nel caso in cui l'inconsapevolezza sia protratta nel tempo, e permanente laddove invece si supponga che sia irreversibile. Proprio questa classificazione rappresenta l'oggetto dell'alterco tra coloro i quali sostengono che protrarre le sofferenze delle persone con pochissime se non nulle possibilità di ripresa costituisca una barbarie, e chi al contrario ritiene che non si possa staccare la spina prima di aver esaurito anche l'ultimo briciolo di speranza.
Non vi è identità di vedute nella comunità scientifica circa i criteri da adottare per distinguere lo stato vegetativo persistente da quello permanente: per questo motivo, e anche per illustri casi in cui il paziente s'è risvegliato contro ogni previsione, dall'esempio Massimiliano Tresoldi e Donald Herbert, riemersi dopo 10 anni di coma, a quello più recente di Michael Schumacher, il dibattito è sempre più acceso. Uno studio recente condotto dall'Università di Cambridge e pubblicato sulla rivista Plos Computational Biology aggiunge nuovi risvolti che possono fomentare ulteriormente la discussione.
Secondo i ricercatori in questione, infatti, non sarebbe del tutto esatta la convinzione che, chi versa in stato vegetativo, non avrebbe alcuna coscienza di sé e dell'ambiente circostante: in alcuni di essi si possono identificare alcuni segnali che dimostrerebbero l'esistenza intermittente di un certo livello di coscienza, sebbene persista l'impossibilità di comunicare. Tale scoperta sarebbe avvenuta da un'analisi della mappatura dell'attività nervosa per mezzo di elettrodi applicati sulla testa di 13 pazienti in stato vegetativo: in quattro casi sono state evidenziate delle attività in tutto e per tutto simili a quelle dei volontari sani che componevano il gruppo di controllo.
La seconda parte della sperimentazione comportava l'analisi dell'attività cerebrale nei quattro pazienti in questione mentre gli veniva chiesto di immaginare una partita di tennis: in tutti i casi è stata evidenziata una discreta attività dell'area del cervello correlata alla pianificazione dei movimenti. Tale scoperta risulta coerente con quella emersa attraverso un similare studio condotto dai ricercatori canadesi della Western University e comparso sulla rivista Pnas: gli scienziati in questione hanno posto di fronte ad una puntata della serie «Alfred Hitchcock presenta» due persone in stato vegetativo permanente. L'episodio trattava di un bambino che punta contro i genitori una pistola ritenendola un giocattolo. Nei momenti di maggior tensione, in uno dei due pazienti, è stata riscontrata attraverso una risonanza magnetica un'attività cerebrale simile a quella che ci si aspetterebbe in persone sane.
Tale ritrovamento è risultato particolarmente sorprendente in quanto il paziente in questione era stato dichiarato in stato vegetativo permanente dopo un'aggressione subita che aveva portato il cuore a smettere di battere e aveva lasciato il cervello senza ossigeno per troppi minuti. La persona si trovava da quindici anni in quella condizione: ciò nonostante mostrava chiari segnali di consapevolezza. Tali scoperte potrebbero fornire un nuovo strumento a disposizione della comunità scientifica per indagare sugli stati di coscienza dei pazienti in stato vegetativo, strumenti che al momento scarseggiano e che possono portare ad errori diagnostici.
Pubblicato il: 20-10-2014
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FONTE : Università di Cambridge, Western University, Pnas, Plos Computational Biology
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