Emilia Romagna: Intervista a Alan Fabbri, futuro presidente della Regione Rossa che fu

LA PADANIA
BY S. BOIOCCHI

Eletto nel 2009 sindaco di Bondeno, comune nel Ferrarese, ha dovuto affrontare la ricostruzione post-sisma. Nella comunità dei sindaci che ha gestito l'emergenza era una "mosca verde" che ha saputo farsi apprezzare e che ha portato avanti una serie d'interventi a tutela e favore della sua gente raccogliendo il plauso anche di molti avversari politici tanto che, nella scorsa primavera, è stato confermato con il 65% dei voti. E oggi, proprio Alan Fabbri è il candidato alla presidenza della Regione Emilia-Romagna per il centrodestra. Al trentaseienne sindaco di Bondeno il compito di tenere alta la bandiera del cambiamento in una terra che da sempre è ancorata a un vecchio modo di fare politica. Quello che affonda le radici in una logica di clientelismi e che, proprio in Emilia-Romagna, vede di fatto la roccaforte di voti del Pd. Alle prossime elezioni, Fabbri sfiderà Stefano Bonaccini (Pd) e Giulia Gibertoni candidata del M5S. «Cercheremo di dare un'alternativa al modello che ha governato in questi anni la Regione» ha detto Fabbri che, commentando la sua candidatura, ha aggiunto: «E' importante non solo per me, ma anche per la Lega che ha deciso di investire anche in questa regione e la considera una importante per il Nord Italia. Questo territorio si sente abbandonato dal governo centrale».
Sindaco, in una delle sue prime dichiarazioni da candidato presidente ha detto che si presenta "come alternativa al vecchio modello". Che cosa vuol dire?
«Voglio dire che la mia candidatura è alternativa al modello che ha contraddistinto la sinistra emiliana fino a oggi. Su molti temi, penso ad esempio ma non solo, al mondo imprenditoriale, alle Coop, alle politiche sull'immigrazione. c'è molta distanza tra il nostro modo di vedere le cose e il loro. Per una sorta di dogma ideologico la sinistra in Emilia-Romagna non vuole discutere di buona amministrazione. Io, invece, sono convinto sia giunto il momento sia dal punto di vista amministrativo che istituzionale, di dare all'Emilia il giusto riconoscimento che merita. Ad esempio chiedendo l'autonomia fiscale. E su questo, garantisco, che da governatore farò pesare molto la voce degli emiliani sul tavolo nazionale».
Un obiettivo ambizioso.
«E' quello che chiede la nostra gente e quello che serve all'Emilia-Romagna per guardare avanti. Abbiamo la grande opportunità di condurre, uniti, la battaglia per l'autonomia fiscale, per riscattare una terra che ha sempre lavorato e dato tantissimo, ma ha avuto indietro, fino ad oggi, solo briciole. La nostra è una regione evoluta e d'eccellenza, che non merita il trattamento ricevuto dagli ultimi governi, da Monti in poi. L'Emilia-Romagna, con i suoi distretti e le sue eccellenze, ha tutte le carte in regola per competere con le più avanzate regioni dell'Europa e del mondo».
Che futuro immagina per la regione?
«Ho in mente diversi temi che dovranno essere messi sul tavolo e che, non dovranno limitarsi alle parole ma - ovviamente - divenire realtà. Penso, oltre al tema dell'autonomia, al lavoro, alla sanità e alla ricostruzione post-terremoto. Le nostre imprese hanno bisogno di una mano, hanno bisogno di qualcuno che si metta al loro fianco, le sostenga e le aiuti a guardare avanti e a vincere la sfida che - va chiarito da subito -, non è una sfida del singolo imprenditore. Se vincono le nostre imprese vince la nostra terra. Altrimenti perdiamo tutti. Quanto alla sanità è necessario intervenire in maniera decisa e veloce affinché le liste di attesa si abbassino e arrivino ai livelli di Lombardia e Veneto. In merito alla ricostruzione post terremoto, invece, dobbiamo sburocratizzare il sistema della ricostruzione. Una ricostruzione che procede troppo lenta lungo il cratere emiliano che, è bene ricordarlo, è lungo 150 chilometri».
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