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Vittorio Sgarbi per la Liberazione dei Bronzi di Riace

 Repubblica


 SCUSI, Sgarbi, ma come le è venuto in mente di trasferire i bronzi di Riace a Milano, proprio lei che voleva portare i milanesi a Salemi?
"Domanda giusta. Ma Salemi non è un'opera d'arte: è un paese che non si può spostare. I bronzi di Riace invece sono invece un bene universale, che dovrebbe stare a Roma. Che stiano a Reggio Calabria va bene...".

Lo dice la legge.
"Ma quei bronzi non appartengono alla Regione Calabria. Appartengono allo Stato".

E invece sono ostaggio della 'ndrangheta, dice lei. Ma ne è sicuro?
"Certo. La mentalità è quella. I sindaci del meridione, che in questo sono simili alla 'ndrangheta, pensano che siano cose loro quelle che invece sono cose di tutti. Ma scusi, i bronzi non si muovono da 33 anni. E nel museo di Reggio Calabria li vedono 30 mila persone l'anno: 25 mila d'estate e 5000 d'inverno. Cioè non ci va nessuno".

Dunque è giusto portarli via da lì.
"Da ottobre a marzo potrebbero essere esposti altrove, una volta in America, una volta a Parigi, una volta chissà dove, e portare a casa dieci milioni di euro ogni viaggio".

Ma a Reggio non l'hanno presa bene. Anche perché non è piacevole essere definiti 'ndranghetisti. La deputata forzista Jole Santelli dice che lei dovrebbe chiedere scusa ai calabresi.
"La Santelli dovrebbe chiedere scusa di esistere. Ciò che è dello Stato è di tutti. Non è di questi poveretti, fasulli, che vogliono il pizzo. Il metodo degli 'ndranghetisti è quello di inserire un'autorità che non hanno. Perché se io negozio di dare dei soldi alla Regione o al Comune, dei soldi per un bene che è dello Stato, lo faccio perché accetto il pizzo. Ma lo Stato non accetta ricatti. Questo è un metodo tipicamente mafioso. Tipicamente mafioso, lo ripeto all'infinito".

Non so se Maroni si è pentito di averla chiamata come "ambasciatore della Lombardia" all'Expo, perché lei ha definito "padiglioni di merda" quelli in costruzione, "orribili" i tralicci davanti al Castello Sforzesco e "un furto per l'erario " il compenso di 750 mila euro per Germano Celant, curatore della mostra "Arts and food". Uno spot efficace, non c'è che dire...
"Io, quando ero assessore con la Moratti, ho fatto il giro del mondo per portare l'Expo a Milano. Ma questo non può impedirmi di dire che quei tralicci che nascondono il castello sono criminali: una cosa immonda da menti malate".

Celant le ha risposto che lei non distingue tra il budget per il progetto e il suo compenso.
"Quella cifra è fuori di ogni parametro. Non esiste compenso di nessun critico al mondo che si avvicini anche lontanamente ai suoi 750 mila euro. Lui si è occupato sempre e soltanto di arte dei suoi coetanei, si intende di arte povera. Si vede che l'arte povera non l'ha reso abbastanza ricco".

Non è che lei dice così perché Maroni non l'ha nominata assessore alla Cultura?
"Acqua passata. Mi aveva cercato lui, poi all'ultimo momento mi ha detto che per rispettare la parità di genere doveva nominare una donna, la Cappellini, una della Lega. Una ragazza che ha scritto un libro di poesie, "Di sole non ce n'è mai abbastanza" dicendo che si era ispirata all'insegna di un ristorante. Questi sono i suoi titoli accademici. Io adesso sono felice di fare l'assessore a Urbino".

L'assessore alla Rivoluzione. A proposito, che punto è?
"Cosa?".

La rivoluzione.
"Bisogna conquistare i palazzi del potere, che sono in mani d'altri. L'università era privata fino a pochi anni fa. Il Palazzo Ducale è dello Stato. Il Comune non dispone di niente. Dovremo dare l'assalto a questi palazzi".

Cioè lei vuol fare a Urbino quello che non perdona ai calabresi.
"Già. Con la differenza che noi, se ci riusciamo, non li sequestreremo e non chiederemo il pizzo".

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