Futurismo storico e contemporaneo: Il felice dramma della Materia by Marcello Francolini

 

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Il Dramma della materia:

 

Dal ’31-’32 già cercavo la scultura a fili, non il volume, avevo fatto discussioni con Brancusi e Tristan Tzara… Io ho un’ammirazione enorme per Brancusi, ma lui è sempre la forma (…) c’era già Boccioni con Muscoli in Movimento che ritenevo una scoperta più importante della sua perché, mentre lui valorizzava la materia in un senso scultorio e anche spaziale, in Boccioni la materia era secondaria, entrava la luce nella materia, dunque niente più preoccupazioni che ci fosse il marmo (…) Era tutta questa ossessione di ricerca… dipingere, il colore, le statue tutte di nero, di azzurro, proprio per distruggere questa materia, non nel senso di distruzione ma per creare una forma nuova.

Così, nel 1967, sulle pagine di Autoritratto, in assoluto la prima raccolta di interviste d’artista, Fontana spiega, a Carla Longhi, la genesi della scultura spaziale.

D’altronde non è nuovo lo sguardo che Fontana e gli spazialisti hanno rivolto verso il Futurismo, soprattutto in questo caso specifico il rapporto passa attraverso la scultura giacché dal movimento si procede verso lo spazio.

Nota bene Fontana che in Boccioni la materia in quanto essenza concreta lascia il posto ad una materia incorporea attraversata dalla luce. Sebbene la luce sia alla base della prima fase di sperimentazione pittorico-visuale del Futurismo, in quest’opera si abbandona la luce come dato ottico-visivo e la si analizza in quanto energia capace di attraversare la materia. Questo percorso il cui apice è Forme Uniche deriva da una progressiva purificazione della forma attraverso la serie dei Corridori:

1) Sintesi del dinamismo umano, 2) Espansione Spiralica di muscoli in movimento, 3) Muscoli in velocità, 4) Forme uniche nella continuità dello spazio:

Potremmo intendere queste sculture come un’esaltazione del record di velocità, una gara cronometrica in cui si susseguono atleti via via più veloci:

1): Velocità medio-bassa dell’atleta. Maggiori particolari realistici (capelli, orecchio, capezzolo, ombelico); complesso modulato delle gambe in cui parti anatomiche si fondono in forme astratte e aerodinamiche e figure geometriche, presenti anche elementi architettonici realizzati però in gesso.

2): Velocità medio-alta. Qui, lo scheletro che dà vita alla figura è composto da spirali, è un complesso di muscoli e forze in eruzione, un ingranaggio vivente scoppiato dalla pelle di un'atleta in azione. Come vedete le braccia sono state eliminate. Servendoci dello schizzo “Volgio sintetizzare le forme uniche”, capiamo meglio lo sviluppo delle spalle e delle natiche, come anche l'inserto della parete punteggiata da finestre che trasformano la testa in una forma astratta.

3): Velocità alta. I volumi tendono verso l'astrazione, la testa è trasformata dalla presenza di un caseggiato sul lato posteriore; le braccia sono assimilate alla figura, le gambe si protendono all'esterno.

4) Centometrista puro a velocità molto elevata. Apice della ricerca scultorea di Boccioni, trasformazione in senso astratto dell'anatomia del corpo nudo in movimento, ha abbandonato le interferenze con l'architettura urbana per rendere l'unità tra figura, moto e ambiente.

Di conseguenza dopo l’analisi dei vari tempi di velocità possiamo affermare questo spostamento di visione, che può essere colto in Forme Uniche generando una rottura della forma classica per ricostruire la forma nuova secondo una sensibilità rinnovata dalla scienza e dalle sue possibilità tecnologiche.

Un corpo non è più una forma chiusa, distaccata dall’ambiente in cui si trova, ma vive nell’ambiente ma né l’ambiente né il corpo sono più dotati di una identità distaccata, in quanto per mezzo del dinamismo tutto si compenetra. Lo spazio di queste opere supera le dimensioni euclidee configurando una dimensione “quarta” che si eterna in tutte le direzioni in un momento determinato. Proprio entro quest’oltre spazio i segni acquistano plasticità.

Forme Uniche non è altro che una configurazione eternata della corsa nello spazio.

‹‹Il gesto, per noi, non sarà più un momento fermato del dinamismo universale: sarà, decisamente, la sensazione dinamica eternata come tale››,

Boccioni ne coglie un’istante. Il dramma, che in effetti è un agire derivando dal greco dran, riassume un corpo colto nell’attimo di accelerare, ogni sua parte si dilata e si restringe nello spazio attraverso una discontinuità lineare che si frammenta in parti concave e convesse. La forma che si ottiene è in perfetta sintonia con lo spazio circostante, si compenetra ad esso. In effetti, rispetto alle altre sculture di Boccioni qui si perde qualsiasi riferimento della realtà, anche lo spazio circostante come gli elementi architettonico-paesaggisti sono scomparsi, lo sguardo che ci propone Boccioni è purificato da qualsiasi oggettualità perché nella velocità reale si piega lo spazio ed il tempo e la materia si liquefa in energia. Sono Forme Uniche nell’energia del movimento.

D’altra parte abbiamo assistito, nel XX secolo, a come la materia ha lasciato il propio posto di centralità e di importanza nel pensiero e nella organizzazione sociale al suo equivalente, l’energia (E=mc² recita la formula di Albert Einstein). La materia divenuta dinamica, sfugge al controllo fisico ed appare come una sostanza dotata d’intelligenza propria e, pertanto, bisogna comprendere la sua struttura energetica di accelerazione e il suo sistema operativo negli infiniti spazio-tempo.

In pratica per tornare alla questione che notava Lucio Fontana più che alla luce, Boccioni era interessato alla velocità della luce, che è la stessa velocità della luce con cui Einstein ha sostituito spazio e tempo. É proprio per un attenzione al presente che quest’opera di Boccioni trova una forma nuova, non certo nella casualità ma nella causalità data dal nuovo pensiero scentifico che certo impone nuove domande all’umanità. Non solo I soggetti vanno dati in movimento, ma anche la costruzione degli stessi deve passare per una nuova materialità, ovvero le nuove sculture devono essere polimateriche, non a caso Forme Uniche è in gesso perché la duttilità del materiale permetteva una maggiore flessuosità della forma. Soltanto due anni dopo Balla e Depero arriveranno al Complesso Plastico con l’obbiettivo non più di rappresentare il mondo, ma di ricostruirlo.

Per tale motivo nasce una forma ibridata, che non è poi così lontana da come noi oggi percepiamo la realtà nel XXI secolo. Pensiamo ad esempio alla nostra visualità odierna, completamente modificatasi per mezzo delle moderne tecniche cinematografiche di registrazione della realtà come il Bullet time dei fratelli Wachowski nel film Matrix dove si compenetrano (Boccionianamente?) scene dinamiche di movimento e fotografie a 12.000 (fps) fotogrammi al secondo che ci permette di percepire una nuova disfunzione visuale dello spazio-tempo o ancor di più il Super Slow Motion di Gavin David Libero, con la sua serie su Youtube: The Slow Mo Guys, in cui è possibile rallentare al massimo un’azione tale da vedere come si comporta la materia quasi nel tempo di un secondo dove percepiamo la sua dilatazione nello spazio potendo quasi intuire uno scambio molecolare. Su questi esempi odierni ci è molto semplice comprendere la lungimiranza di esperimenti visuali come Costruzione orizzontale, Materia, Ricordi di una notte e leggerle come configurazioni di una forma nuova che già possedeva tutte le caratteristiche della visualità attuale. È ovvio che la tecnologia oggi ci permette di portare alle estreme conseguenze le intuizioni del Futurismo: Viva la tecnologia della Phantom Flex!

MARCELLO FRANCOLINI