Terremoto Emilia: il motore delle scosse è “l’arco di Ferrara”, l’Appennino sepolto sotto la pianura Padana
Il margine settentrionale dell’Appennino sepolto sotto la Pianura Padana e’ il grande motore dei terremoti che stanno tormentando l’Emilia dal 20 maggio scorso nella zona di Ferrara e che oggi hanno scosso la zona di Mirandola, nel modenese. E’ una struttura molto complessa, una piccola catena montuosa sepolta dai sedimenti che si estende per 55 chilometri da Bologna al Po, chiamata Arco di Ferrara. ”Questo fronte fa parte dell’Appennino sepolto sotto i sedimenti del Po”, ha osservato il sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Gianluca Valensise. ”L’Appennino – ha proseguito – e’ molto piu’ ampio di quello che appare e sono le strutture sepolte che stanno dando origine ai terremoti. Sotto queste pieghe vi sono infatti le faglie che scorrono lungo dei piani e che danno origine ai sismi”.
Su grande scala, nella Pianura Padana, spiega l’Ingv, si distinguono a Nord le pieghe del Sudalpino e, nella parte meridionale, tre strutture principali ad arco. Da Ovest a Est: l’arco del Monferrato, l’arco Emiliano (Mirandola) e l’arco di Ferrara. Quest’ultimo si puo’ suddividere in tre gruppi minori: le pieghe ferraresi, le pieghe romagnole e piu’ a Est le pieghe adriatiche, che costituiscono il vero fronte esterno (sepolto) della catena appenninica. Se l’attivita’ dell’arco di Ferrara e’ documentata storicamente, ad esempio nelle cronache del terremoto del 1570, l’arco di Mirandola e’ invece silenzioso da un tempo lunghissimo. ”Non ci sono terremoti riportati storicamente in questa struttura”, rileva Valensise. Tuttavia il suo risveglio improvviso con il terremoto di oggi non ha sorpreso gli esperti. L’arco di Mirandola fa parte, infatti, di un sistema tutt’altro che ”addormentato”.
Il terremoto che stamattina ha colpito alle 9 l’Emilia Romagna, con magnitudo 5.8 ed epicentro, a una profondità di 10,2 km, tra i comuni di Camposanto, Cavezzo, Medolla, Mirandola, San Felice sul Panaro, San Possidonio e san Prospero, tutti nel modenese e le numerose repliche poi registrate sembrerebbe appartenere “alla stessa faglia o a una faglia parallela orientata nello stesso modo di quella attivata il 20 maggio” scorso.
E’ quanto si legge in un aggiornamento dei ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. La distribuzione delle repliche, spiegano, evidenzia che la fascia attivata con i terremoti di oggi estende la zona attiva fino alla provincia di Reggio Emilia, con una estensione totale di quasi 50 chilometri.
Al momento, sono state localizzate tre scosse di magnitudo superiore a 5 e sette di magnitudo superiore a 4. Il tipo di meccanismo focale “indica un movimento compressivo su faglie orientate circa est-ovest e compressione nord-sud, in analogia con quanto osservato durante i terremoti del 20 maggio e nei giorni successivi. Sembra trattarsi pertanto della stessa faglia – aggiungono – o di una faglia parallela orientata nello stesso modo di quella attivata il 20 maggio“..... C