TranSvision 2010 Presentation by Emanuele Ratti

PERCHE’ IL TRANSUMANESIMO NON PUO’ NON DIRSI NIETZSCHEANO

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La definizione di transumanesimo che trovo più interessante è quella data da Robin Hanson. Recita così:
“Il Transumanesimo è l’idea secondo cui le nuove tecnologie probabilmente cambieranno il mondo nel prossimo secolo o due a tal punto che i nostri discendenti non saranno per molti aspetti ‘umani’”.
Tuttavia i debiti che il transumanesimo ha con altre correnti di pensiero sono di tutt’altro genere.
Il transumanesimo, come tutti ben sapete, è un’ideologia progressista. Il progressismo, scusate la banalità, è quel grande alveo ideologico che crede nella possibilità di un miglioramento continuo dell’umanità mediante l’uso di quella facoltà che è ritenuta tipica dell’uomo: la ragione. Questa è, come sapete, un’idea illuminista.
In quanto figlia dell’illuminismo, l’ideologia transumanista pare profondamente moderna. Se il padre del transumanesimo è l’illuminismo, la madre è la rivoluzione scientifica, anche essa moderna. Si tratta di una derivazione molto importante e potente: il transumanesimo crede che attraverso l’uso delle tecnologie contemporanee (la famosa rivoluzione GNR) – create quindi dalla scienza, a sua volta guidata dalla ragione – sia possibile un miglioramento indefinito dell’umanità.
Detto in questo modo, il transumanesimo sarebbe profondamente passatista, utopico e ingenuo. A mio avviso il transumanesimo si stacca nettamente dal progressismo nel momento in cui non accetta l’idea di un miglioramento progressivo, ma fa sua una speculazione molto più ardita: l’evoluzione autodiretta.

Come sostiene Riccardo Campa “l’idea cardine del transumanesimo può essere riassunta in una formula: è possibile ed è auspicabile passare da una fase di evoluzione cieca ad una fase di evoluzione autodiretta consapevole. Noi siamo pronti a fare ciò che la scienza rende oggi possibile, ovvero prendere in mano il nostro destino di specie. Siamo pronti ad accettare la sfida che proviene dai risultati delle biotecnologie, delle scienze cognitive, della robotica, della nanotecnologia e dell’intelligenza artificiale, portando detta sfida su un piano politico e filosofico, al fine di dare al nostro percorso un senso e una direzione”
In qualche modo il transumanesimo non fa che rendere esplicito un tipico tratto della nostra specie: supplire alle nostre carenze biologiche modificando l’ambiente circostante, arrivando fino alla modifica radicale di noi stessi. In qualche modo usando le nuove tecnologie modificheremo a tal punto noi stessi che il cambiamento sarà di tipo qualitativo, ci sarà cioè un’irriducibilità tra il prima e il dopo certi cambiamenti x, y e z. Niente a che vedere quindi con il progessismo americano del tardo XIX secolo, che propugnava cambiamenti progressivi tesi a migliorare ma senza rivoluzionare. L’evoluzione auto-diretta è anche contro l’evoluzionismo cieco, lento e senza progettualità.
In questo senso il transumanesimo è molto poco moderno. Questa ideologia ha un debito notevole con l’Umanesimo concepito come “rivalutazione della dimensione umana e terrestre dell’esistenza”. Il Transumanesimo ha lo spirito dei grandi navigatori, delle grandi fondazioni, dei grandi portatori di civiltà quali Roma e la Grecia Classica. La mia idea è quindi che ci sia una derivazione storica ma accidentale con l’illuminismo, una derivazione necessaria rispetto alla rivoluzione scientifica e una parentela spirituale con un’attitudine ben più antica, ma ripresa e adattata ai tempi da un filosofo molto famoso nella seconda metà del XIX secolo.
Tuttavia uno dei fondatori del transumanesimo oltre ad altri personaggi di spicco tra cui Riccardo Campa, insistono molto sulla stretta affinità attitudinale con l’illuminismo e in generale con la modernità. Lo scopo di questo breve intervento è di far vedere che il transumanesimo ridotto alla mera filiazione moderna risulta essere molto poco rivoluzionario, e quindi un’ideologia destinata a breve vita.

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