Nuovo Futurismo: il Corriere della Sera dà i numeri!

 *da Corriere della Sera

I Novelli Futuristi e un duello retorico su antichi fantasmi

 

http://www.corriere.it/politica/10_agosto_02/novelli-futuristi-battista_8a86dcb0-9e00-11df-a94c-00144f02aabe.shtml

 

 
Di "futurista" in senso proprio, c'è forse solo il richiamo alle spavalde scazzottature che animavano le serate nei cabaret quando Filippo Tommaso Marinetti faceva deflagrare il suo esplosivo avanguardistico. Per il resto, appare un po' patetica, persino un pochino retrò e nostalgica (povero Marinetti), questa corsa a chi è più "futurista" nella bolgia scissionistica che accompagna il divorzio tra berlusconiani e finiani.
Il gruppo finiano si autobattezza «Futuro e libertà», ma non è che il futuro sia per definizione futurista, come ciò che è comune non fa il comunista, e un fascio non diventa di per sé sinonimo di fascista. E invece, «futurista» è la bandiera del «Secolo d'Italia» finiano. E gli antifiniani come Pietrangelo Buttafuoco esclamano: «Fini futurista? Ma mi facciano il piacere». E Giampaolo Pansa compiange il destino del «povero Futurista». E nel pensatoio «Fare Futuro», antemarcia per marchio e insegna, si suggerisce di un «manifesto del nuovo futurismo». In attesa di un nuovo Boccioni, o dell'immaginazione sfrenata di un Sant'Elia, o di un componimento in «parole libere». O di un proclama in cui si dichiari marinettianamente la guerra «sola igiene del mondo». O in attesa che audaci, dinamici e velocisti, quelli del gruppo parlamentare di «Futuro e libertà» realizzino il minaccioso intento futurista di ammazzare «il chiaro di luna» e di lasciar inghiottire la museale Venezia nei gorghi del passato asfissiante. In attesa di tutto questo, non è un bello spettacolo (né futurista, né passatista) questo mescolare così sfrontato di politica e letteratura. E se si lasciasse in pace il fantasma di Filippo Tommaso Marinetti?
 
Bisogna considerare infatti che attorno al «futurismo» un'ansia di «riabilitazione» si è addensata negli anni in cui la «destra» è stata sdoganata e portata alle glorie del governo nazionale. Una storia, quella «futurista», soffocata dalle spire dell'«egemonia culturale» di sinistra e antifascista che non avrebbe perdonato l'adesione al regime fascista di Marinetti. Mostre sul futurismo, fiction sul futurismo, libri sul futurismo letti e interpretati come riscatto, testimonianza che la «destra» in Italia ha avuto una grande cultura e una grande arte colpevolmente sottaciuta e sottovalutata. Ecco perché la disputa sulle spoglie del futurismo divampa così intensa tra chi, nel momento della scissione, attinge a un comune patrimonio simbolico e a personalità che testimonino la grandezza di una storia. Una storia che si spezza, ma comunque una grande storia. Ma immaginare che un redivivo Marinetti oggi possa optare tra chi ha rotto con Berlusconi e chi ha deciso di rimanergli fedele sembra un esercizio retorico questo sì, un pò passatista. Che poi si debba aderire a una poetica anziché a un programma di governo, soddisfa più un'esigenza di trovare illustri precursori che la volontà di fissare una linea politica. Meglio lasciare il futurismo ai manuali scolastici di storia dell'arte e della letteratura.

 

Pierluigi Battista
02 agosto 2010

 


 

* Futuristi contro Fini!


Senza necessariamente schierarci con Silvio Berlusconi, in ogni caso certamente più futuribile del sempre cattofascista Fini -come già la Fallaci scrisse anni addietro- comprendendo l'amplificazione puramente contingente e metaforica accostando futuristi e finiani...- noi futuristi italiani contemporanei, non proprio marginali- se magari anche la grande informazione si aggiornasse- desideriamo confutare certo andazzo rilanciato in questi giorni, dai media nazionali dal Sole 24 Ore al Corriere della Sera alla Stampa, al Riformista e altri che involontariamente sia ben chiaro- rischia di avallare – appunto- l'abiura di Fini e compagni come nuovo futurismo. Tra il serio e il faceto, certamente, ma qualcuno potrebbe pensare che ad esempio Fare Futuro sia una nuova rivista futurista e Fini un novello Marinetti con chissà quale sfondo e appoggi culturali. In realtà, come già accennato, Fini era è e resta un passatista, un democristiano conservatore illiberale, al di là delle sue posizioni e parole ambigue. Tutta la sua storia politica- si muove in tale solco ben preciso di certa cultura nazionale fondamentalmente ostile al moderno, oggi diciamo postmoderno e ancor meglio netmoderno, al futuro, all'Italia possibile del duemila, al passo con gli anni duemila, e con le sue forze conoscitive più sane e robuste, necessariamente inferibili oggi da certa scienza contemporanea e le sue implicazioni neoumaniste. Già da Fiuggi, Fini dimostrava la sua scarsa credibilità e analfabetismo conoscitivo. Mentre storici dell'arte anche di sinistra, già in quegli anni chiarivano l'equivoco futurismo-fascismo (grave revisionismo alla rovescia della cultura italiana ideologica nel secondo novecento), rivalutando in certo modo persino certa intellighenzia o arte del ventennio, dopo ovvio le revisioni critiche degli stessi De Felice o Nolte e Gentile e altri, Fini mentre finalmente svincolava (a parole) certa Destra italiana da nostalgie obsolete e condannate dalla storia, ignorava tuttavia gli aggiornamenti appunto contemporanei di cui prima sulla storia del fascismo e sulla storia dell'arte durante il fascismo, consegnando pertanto AN a nuovi paradigmi privi di quella necessaria modernità storica possibile, certamente rappresentati in “passato” almeno potenzialmente sia da certo fascismo culturale che in particolare, e non solo potenzialmente, ma già in ottiche non riducibili al fascismo, anzi, proprio da Marinetti e dal futurismo. Fini ed AN , poi, di tanto in tanto evocavano il futurismo come mere stampelle culturali. Nei fatti, invece, proprio in questa ottica, semmai la rivoluzione della comunicazione innestata da un certo Berlusconi... anche in politica, questo sì recuperava certo modernismo futurista! Con il centenario futurista, poi, l'attualità, certa continuità, meglio di-scontinuità- aggiornata- dell'avanguardia italiana è stata certificata ovunque, anche a livello accademico quasi culturale scientifico, se – scusate per l'appunto-ma tutto è ampiamente documentato- appunto gli Old Media in particolare si degnassero dei necessari download. Oltre a Graziano Cecchini, ben noto per le sue performance, oggi unico artista italiano nel celebre catalogo americano Taschen 2010, e chi scrive, altri artisti e gruppi (Netfuturismo e gli stessi Transumanisti, da Antonio Saccoccio a Riccardo Campa e Stefano Vaj) hanno nei fatti rilanciato il futurismo italiano. E saremo presenti ad esempio in Ottobre ad un grande evento futuribile e sulle nuove tecnologie in programma a Milano al Museo della Scienza ..Leonardo Da Vinci. Un evento internazionale, Transvision 2010... Fini futurista è come parlare di Prodi latin lover o Nicki Vendola Mister muscolo....

 
Roberto Guerra

Coordinatore del Laboratorio Letteratura Futurista AIT (Associazione Italiana Transumanisti)-sede centrale Milano

 

http://www.transumanisti.wordpress.com