Macchè futuristi, i finiani sono pantofolai da Il Giornale

* DA IL GIORNALE

 

Macché futuristi, i finiani sono pantofolai

 

Vogliono essere chiamati futuristi. Con una conoscenza della storia e della letteratura pari alla simpatia dell’onorevole Bocchino. Zero. I futur-finiani sono balzati agli onori delle cronache da una settimana e hanno già dimostrato di incarnare tutti i requisiti intellettuali che il Futurismo voleva radere al solo: la poesia morbosa e nostalgica, come le prediche televisive di Barbareschi; i toni dimessi e malinconici, come gli editoriali della Perina; i sentimenti mielosi e romantici, come gli interventi finto-buonisti di Granata; le «piccole cose di pessimo gusto», come le cravatte di Fini; gli affetti familiari e una vita tranquilla, come il ménage tra Gianfranco e la Tulliani. Crespuscolari.

«Non v’è più bellezza, se non nella lotta», ricorderebbe Martinetti a questa congrega di pantofolai che si aggirano per la Camera.
«Ammiriamo il dinamismo fluido del presente, in nome del sacro rispetto di un pantheon altissimo di valori laici» conclude il nuovo Manifesto del futurismo di Farefuturo. Che, i veri futuristi, liquiderebbero alla loro maniera. Parole in libertà.

 

SEGUE

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