da IL GIORNALE
In questo Paese, tra politica e giustizia c’è un rapporto come tra cane e gatto. Non c’è alcun rispetto l’una per l’altra. Solo sospetti.
Da quasi vent’anni però - dall’epoca di Mani pulite - i giudici prevalgono sui politici senza per questo essere migliori. Basta considerare i tempi biblici dei processi e la moltitudine degli errori giudiziari. I politici, stanchi di prendere ceffoni gratuiti, hanno anche pensato ultimamente di ripristinare la più ampia immunità parlamentare voluta all’origine dalla Costituzione e ristretta con Tangentopoli.
L’assurdo è che, mentre ne discutevano, sono riusciti invece a darsi un’altra zappa sui piedi. Poche settimane fa, hanno stabilito un’eccezione al divieto di intercettarli senza previa autorizzazione delle Camere: i giudici potranno utilizzare i colloqui dei parlamentari se captati non sulle loro utenze ma su quelle di terzi. La beffa è doppia: anziché aumentarsi le difese, come era nelle intenzioni, le hanno diminuite; proprio mentre il Parlamento discute come limitare le intercettazioni, ne hanno allargato l’ambito.
Questo la dice lunga sulla lucidità di deputati e senatori.
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