Anche nel 2010, dal 21 al 29 agosto dopo una anteprima a Comacchio prevista per il 20, a Ferrara si terrà il Buskers Festival, una poliedrica ed interessante manifestazione in cui oltre mille artisti di strada, provenienti da tutto il mondo suoneranno, balleranno e canteranno liberamente per le vie della città.
È questa, infatti, l’occasione in cui ogni anno, il centro storico estense, per una intera settimana, risuona di musica ed allegria, fino a diventare un vero e proprio teatro a cielo aperto. Unico collante per le più variegate modalità espressive, è la voglia di divertirsi e l’amore per la musica.
La Nazione ospite di questa XXIII edizione sarà la Francia, Paese in cui gli spettacoli ‘on the road’ sono, da sempre, molto diffusi ed apprezzati.
Ogni volta che la mia città apre il sipario su questa manifestazione, il mio pensiero corre a Joshua Bell, violinista di fama mondiale che nel 2007 suonò il suo prezioso Stradivari (datato 1713 del valore di quasi quattro milioni di dollari ) nella metropolitana di Washington e fu praticamente ignorato dai passanti.
Fu il Washinton post a chiedere al musicista di esibirsi in un luogo pubblico come un artista di strada qualsiasi. L’intento era quello di saggiare la capacità delle persone di apprezzare la musica di qualità in un contesto anomalo.
Bell - in qualità di violinista sconosciuto- per circa quarantatrè minuti si esibì suonando brani di Bach, Schubert e Massenet riuscendo ad incassare 32,17 dollari, oltre ai venti lasciati da Stacy Furukawa, demografa al Dipartimento del Commercio, l’unica che riconobbe l’artista.
In quell’occasione, inoltre, nonostante l’enorme afflusso di viaggiatori, solo 7 persone si fermarono ad ascoltare per almeno un minuto. Eppure si trattava dello stesso musicista che suonava nei più prestigiosi teatri e nelle più famose camere da musica (i biglietti meno costosi di un suo concerto si vendevano all’epoca a cento dollari l’uno). Questo – del resto – è normale perché quando ci si esibisce di fronte ad un pubblico pagante, il proprio valore artistico è già di per sé riconosciuto.
Questo esperimento, naturalmente, apre altre e più complesse riflessioni. Mi chiedo fino a che punto la nostra capacità di giudizio possa essere veicolata. Quando si legge un libro, ad esempio, si è costretti a scegliere quel che si trova nelle librerie, quel che è stato pubblicato, sulla base di preferenze di autore oltre che di genere, che altri hanno effettuato a priori.
Mi chiedo, in particolare, quanto -della fama di un artista o di uno scrittore, dipenda dal vero talento e quanto, invece, dall’occasione.
È probabile che ci siano molti talenti -qualunque sia la loro forma espressiva, che restano del tutto sconosciuti perché non hanno la possibilità di sfondare, di arrivare in qualche modo all’attenzione dei cosiddetti ‘talent scout’, ossia di coloro che possono aprire le porte del successo ad uno sconosciuto.
A volte mi chiedo anche cosa accadrebbe se, qualche grande autore del passato, si presentasse oggi ad una casa editrice con un manoscritto inedito. Chissà se verrebbe letto o cestinato!
La stessa domanda sorge spontanea anche tutte le volte che esce in libreria l’opera di un personaggio famoso che, pur non essendo scrittore, anche in virtù del proprio nome sembra avere tutte le strade aperte.
Barbara Cannetti
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