Nell’indimenticabile “Il signore di buona famiglia” di Novello, una tavola mostra le differenze famigliari di due alunni, il primo e l’ultimo della classe, quando portano a casa la notizia d’aver preso 6 nel compito in classe. In una vignetta, due poveri genitori si entusiasmano alla sufficienza finalmente raggiunta dal figlio, nell’altra, un distinto e inorridito genitore guarda severamente il rampollo umiliato, non all’altezza del suo rango. Per associazione d’idee mi è tornata in mente la comparazione di Novello leggendo sul Carlino di oggi (7 ottobre) una pagina tutta dedicata al caso Melchiorri. C’è un articolo principale e due secondari. La grandezza dei titoli e sottotitoli (credo che tipograficamente si chiami corpo) evidenzia l’importanza dei contenuti, utilissima a quella gran fetta di lettori che guarda il giornale al bar mentre prende il caffè o alla ricerca dei necrologi. Soffermandoci sull’importanza dei titoli, si nota al centro pagina che il contratto di Melchiorri è blindato e difeso dal presidente ATC (chiaro no?) poi, a seguire, Brandani promette battaglia ricorrendo alla Corte dei Conti, a pari merito con una sgridata Idv a Tavolazzi. In ultima posizione PD e Comune sobriamente prendono le distanze dalla vicenda Melchiorri.
E’ divertente notare che ad occupare la seconda posizione di grandezza di titoli e sottotitoli c’è: “E l’Idv striglia Tavolazzi: «Morbido.. »”.
Non posso non fare i miei complimenti a Tavolazzi. O meglio, alla figura di Tavolazzi in sé, spauracchio del potere e suoi vassalli mai visto prima a Ferrara. Gli basta il solo soffermarsi un attimo a pensarci su per fare notizia. E complimenti anche all’articolista Lolli del Carlino, maestro di suggestioni subliminali: chi altri avrebbe potuto sintetizzare in mezza riga, mettendolo apparentemente in bella vista, che il compito di Scalabrino Sasso in Consiglio Comunale è fare il broncio a Tavolazzi?
Paolo Giardini