Il convegno di Salemi su Sciascia
nel ventennale della morte
«Dopo Manzoni, il più grande scrittore civile… Un uomo di poche parole.
Più che scontri, suscitava incontri… »
Il ricordo di Sciascia nelle parole di Mario Andreose, direttore editoriale di «Rcs Libri», e Vittorio Sgarbi
SALEMI – Si è svolto venerdì sera, nel suggestivo scenario dei saloni del castello normanno svevo di Salemi il convegno sul tema «Mafia ed antimafia: riflessioni nel ventesimo anniversario della morte di Leonardo Sciascia». Relatori sono stati Vittorio Sgarbi, il Sottosegretario di Stato con delega alla Pubblica Sicurezza, on. Alfredo Mantovano, Mario Andreose, Direttore editoriale del gruppo «Rcs Libri», l’avvocato Mauro Mellini, ex deputato radicale, direttore del sito ww.giustiziagiusta.it e il presidente della Commissione regionale antimafia Calogero Speziale.
Nel corso del convegno è stato presentato il libro «Panta Sciascia», edito da Bompiani, una pubblicazione voluta da Mario Andreose ed Elisabetta Sgarbi, con la curatela di Matteo Collura, un volume illustrato che raccoglie, in un ritratto a più voci, ricordi e testimonianze sull'uomo e lo scrittore, firmate da alcuni dei maggiori intellettuali del Novecento: Calvino, Pasolini, Vigorelli, Battaglia, Bo, Montanelli, Moravia, Biagi, Bufalino, Siciliano, Rosi, Sgalambro, Riotta, Vàsquez Montalbàn, Ambroise e altri. La nuova edizione contiene gli interventi di Umberto Eco, Dacia Maraini, Vittorio Sgarbi, Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli, Roberto Saviano, Inge Feltrinelli, Oliviero Diliberto, Marta Morazzoni; Conversazioni intorno a Sciascia di Matteo Collura con Toni Servillo; Elisabetta Sgarbi e Mario Andreose su "A futura memoria". Allegato al libro un Cd Audio con «Una Storia Semplice» letto da Toni Servillo.
Qui di seguito le parti più significative degli interventi di Vittorio Sgarbi e Mario Andreose
Vittorio Sgarbi: «Possiamo dire che tra gli scrittori che non ci sono più, e cioè Bufalino, Moravia, Soldati o Cesare Brandi, il meno morto è Leonardo Sciascia. Di Moravia non si parla più. Lo stesso di Brandi. E lo stesso di Soldati nonostante la grandezza dello scrittore.
Sciascia ha una sua capacità di resistenza alla morte, forse perché ha avuto il coraggio di mettersi in gioco sporcandosi le mani con la politica prima come consigliere poi come deputato. Ed è vivo, straordinariamente vivo per l’attenzione delle sue idee. Se fosse ancora vivo avrebbe oggi certamente raccontato l’alterazione dei rapporti tra politica e giustizia. Tocca a noi, in Sicilia, per primi, tornare a discutere di Sciascia e del suo pensiero.
Dopo Manzoni il più grande scrittore civile è stato Sciascia, in una dimensione che richiede la necessità di capire la storia attraverso il racconto di storie di uomini, facendo diventare personaggi di romanzo i protagonisti del suo tempo»
Mario Andreose, Direttore editoriale della «Rcs Libri»:
«Sciascia più che scontri suscita incontri. Quando lo incontrai, io editore, ho capito che conosceva il mio mestiere benissimo. E' stato l'autore più importante di Bompiani che ha pubblicato la sua opera omnia in tre volumi.
«Panta Sciascia» contiene anche l’almanacco 1999 che Collura gli dedicò per celebrare il decennale della morte.
Sciascia è stato un consulente editoriale generoso. Quando arrivò alla Bompiani, nel 1986, la prima cosa che fece fu la riedizione anastatica dell’almanacco letterario del 1976 che celebrava la scomparsa di Pirandello.
Alla Sellerio portò autori di grandi successi. Fu lui a scoprire Bufalino. Ha avuto un occhio sempre attento alla cultura siciliana.
Ricordo una sua caustica battuta: «Brancati è il migliore scrittore della generazione di Moravia». Di Brancati curò l’opera omnia.
Fu lui, tra l’altro, a pubblicare Alberto Savinio.
Sciascia era un uomo di poche parole di cui si poteva però talvolta indovinare il pensiero e l’umore senza che profferisse verbo. Aveva una cultura letteraria e artistica immensa.
Oltre che grande scrittore è stato un grande operatore culturale.
Sono contento di averlo stimolato nella fase terminale della sua vita quando lottava contro la malattia. Continuava a fumare le sue pestilenziali sigarette “Stop” anche quando era in dialisi, e nonostante tutto scriveva racconti straordinari come Porte Aperte, il Capitano e la morte»
l’Ufficio per la Comunicazione
(Nino Ippolito)