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IL FUTURISTA ERTO ZAMPOLI di Renzo Orsini

 FUTURISMO OPERA.jpg

ERTO ZAMPOLI

(Ro, 1925-2003)

"caos ordinato"

visioni grafiche dell'artista di Ro Ferrarese

mostra diffusa agosto / settembre 2009

CURATA dal CENTRO STUDI TERRITORIO-AMBIENTE “R.BACCHELLI”

CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI RO FERRARESE

Collezione Studio Archeo900 (www.archeo900.com)

Ro Ferrarese (Ferrara)
centro civico, centro sociale e galleria di Ro di Giovanni Dalle Molle

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ERTO ZAMPOLI

DAL COSTRUTTIVISMO RUSSO AL SIGNOR BONAVENTURA

 

 

Quasi avesse seguito  l’antica raccomandazione della filosofia greca: “Vivi nascosto ! “ la vita di Erto Zampoli si dipana in un silenzio esistenziale dove, apparentemente, nulla concorre a interrompere un isolamento perseguito e una astensione sociale continuativa.

Diventa davvero incomprensibile, quindi, trovarsi di fronte alla sua opera grafica - questi pastelli eseguiti sul risvolto cartonato delle confezioni che gli forniva la merciaia – così incredibilmente ricchi di forza evocativa e di contaminazione artistica, dagli intrecci cromatici e sintetici del Balla più autarchico e futurista alle più cristallizzate e ferrose composizioni che ricordano il Marx Ernst più totemico, dalle antropomorfie tra Franz Marc e il più allusivo surrealismo alle spigolosità evanescenti di Lyonel Feininger.

Se il sonno della ragione generava mostri, una vita trascorsa senza diretti coinvolgimenti immagina alludendo e il gioco autistico della creazione, perdendo la potenza demiurgica del concorso creativo, elabora i propri “oggetti d’affezione” senza nessuna necessità mimetica: lo “zoo di vetro” diventa teatrino del mondo il cui regista, con metodica inquietudine, dirige trame senza storia, categorie formali ossessive dove la tensione espressionista si lascia addomesticare da un sapiente garbo compositivo.
Interni, animali fantastici e composizioni floreali: tre categorie che dominano nell’attività grafica di Erto Zampoli, perseguita ininterrottamente per tutta la vita.

Senza prospettiva, in scansioni bipiane claustrofobiche i suoi interni e le sue architetture, “costruttivate” da un geometrico caos ordinato, riflettono caleidoscopici frammenti di visioni mai unitarie, frantumi di realtà indipendenti ognuna delle quali antagonista all’omogeneità globale, continuamente ferita e recisa dai toni e dalle forme.

Degno di una visionaria e allucinata fantasticheria il suo “bestiario” si manifesta in una sequenza catalogata, in polimorfiche entità che hanno il terrificante e archetipico fascino dell’ignoto a cui da sempre dobbiamo attribiure una identità riconoscibile. Infine, i suoi “fiori cristalizzati” raccolti da un metallico giardino delle delizie, generati da una alchimia seduttiva e corruttrice, “bouquets del supplizio”.

 Renzo Orsini

www.archeo900.com  Alberto Squarcia site

video http://www.youtube.com/watch?v=HREK-aDb3Rw

  

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