Mi chiamerete Ada, mia mamma no.
Sono stata invitata da questi due sfigati di redattori a scrivere impressioni, ricordi e commenti su Ferrara e la sua gente. Mi conoscono solo da alcuni giorni, non ho mai fatto una cosa del genere, e subito mi hanno istigata a dire la mia su un blog. Di solito sparlo di Ferrara con quei due o tre amici che ho, di solito quando ho le mie ferite mensili o quando il vino solletica lo sparlo (o il sesso), ma mai per iscritto e soprattutto su un blog visibile a tutti. Premetto che non ci capisco un cavolo di computer, uso internet quando il mio amico Franco, studente a vita e squattrinato cronico, vuole ringalluzzirsi gli ormoni visitando siti porno scroccando la mia connessione a internet che io scrocco a un ufficio di autopratiche. E come al solito ci prova con me sapendo benissimo che non gliela darò mai, infine se ne va chiedendomi scusa, trafitto dal senso di colpa e per questo io gli voglio bene.
I due redattori del blog li ho conosciuti una sera all’High Foundation (si scrive così?), si sono seduti di fianco a me con le loro ragazze. Quello pelato con gli occhiali sembrava lucidamente ubriaco, l’altro sembrava un euforico fascista, ma quello che mi piaceva erano le ragazze che li accompagnavano, rispettose e indifferenti di quello che loro dicevano o facevano.
Quella sera ero uscita con un’amica, una ragazza molto più vecchia di me, noiosa fino alla morte, un’amica perfetta quando vuoi stare sola in mezzo alla gente. Poi quei due si sono messi a parlare di politica, di sesso, di arte e filosofia. Insomma erano proprio sbronzi. Quello pelato mi fissava spesso e prima che lui mi attaccasse pezza lo feci io chiedendogli una sigaretta. Così mi sono infilata nei loro discorsi impregnati di birra e nicotina, parlammo di tutto, mi lasciai prendere dai discorsi senza via d’uscita, non mi accorsi nemmeno che la mia amica se ne era andata, abbiamo fatto mattina tutti e cinque e senza chiederlo mi hanno accompagnata a casa. Ho acceso il computer e mi sono collegata su questo blog. Non c’ho capito un tubo, sembrava un mischione di cose e colori come i piatti che io preparo, ma in mezzo al casino ci sono sempre stata bene, così ho deciso di scrivere anche se non amo farlo. Ho rivisto Roby il giorno seguente e mi ha detto che potevo fare quello che volevo, che ero una bella persona (secondo me si riferiva al mio sedere, valutato da tutti come più che buono, anche da mia mamma) e che avevo carta bianca, potevo scrivere quello che volevo (nei limiti della decenza e della legge) senza censure. Mah...mi è sembrato strano. Così eccomi qui, un pò mi vergogno, sono aggressiva ma anche molto timida e mi fa un tantino paura vedermi pubblicata sullo stesso giornale dove sono presenti autori di professione. Però una cosa so fare bene: ascoltare e criticare, sono bravissima a emettere giudizi avventati e ad incasinarmi per poi chiudermi in casa una settimana per l’ imbarazzo. E come mi sento in colpa io in pochi ci riescono.
Scrivendo mi sono accorta di avere meno soggezione delle parole e ho scoperto che i miei portentosi pregiudizi sono una fonte inesauribile di ispirazione e fantasia. Mi auguro che questo duri il più possibile perchè mi conosco benissimo, mi faccio prendere facilmente dall’entusiasmo e facilmente lo perdo.
Ecco, mi sono presentata, la prossima volta vi dirò anche come sono fatta e più o meno quanti anni ho. Adesso però devo uscire, mi aspetta un amico pettegolo sopportabile solo dopo due spritz, ma anche grande pozzo di cazzate che in questa città a luglio, per una come me che odia i lidi, è il rimedio migliore alla noia. Ciao!
ADA
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