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INSICUREZZA E FUTURO di Paolo Giardini

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FUTURO E INSICUREZZA

Nel suo “Dal sindacalismo rivoluzionario al fascismo”, lo storico A. Roveri, esaminando la trasformazione capitalistica delle campagne ferraresi nell’800 menziona Valle Volta venduta nel 1875 dal Comune di Massafiscaglia, sulla quale esisteva un antico diritto d’uso dei cittadini del Comune (jus pascendi, lignandi, utendi et fruendi), in particolare dei poveri che prelevavano risorse offerte dall’ambiente naturale: pesci, legnatico, giunchi per ceste, ecc. Se c’era qualcuno che avrebbe dovuto comprare quella valle per conservarla, erano i disgraziati costretti a fruirne per la sussistenza, ma i poveri hanno il vizio di non aver soldi e neppure credito, così fu comprata da uno speculatore e rivenduta ai bonificatori.

Come andarono, per sommi capi, le vicende in mezza provincia comprata da capitalisti stranieri e bonificata per scopi meramente speculativi, è cosa nota, con l’affluire per anni di avventizi e l’ingestibile enormità di disoccupati al termine dei lavori. Si tende invece a trascurare l’importanza degli atti iniziali, matrici di eventi futuri ma incuranti dei rischi. Se Valle Volta e la vicina Valle Gallare non fossero state vendute, la storia sociale di Massafiscaglia ai primi del 900 avrebbe avuto un corso meno sofferto (pure l’ambiente naturale, per l’importanza ecologica delle zone umide). In altri termini, a Massafiscaglia comandavano persone che agivano come se il futuro non fosse di loro pertinenza, ossequienti all’immediatezza e al rispetto formale delle leggi.

Nelle ultime due legislature, si è replicato a Ferrara l’equivalente della vendita di Valle Volta, con la cessione agli stranieri di dotazioni comunali fonti di ghiotti cespiti, con l’insediamento di un’ulteriore turbogas al servizio della rete nazionale (la prima turbogas degli anni 90 bastava per alimentare città e petrolchimico), con la triplicazione dell’inceneritore, con la decisione di trasferire l’ospedale cittadino a casa del diavolo. Con quale rispetto per i poveri locali, con quale visione del futuro? “I poveri” odierni sono tutti i bisognosi che potranno essere aiutati poco o niente da un Comune perennemente in bolletta. Ma sono “i poveri” anche i malati e loro parenti che non avranno più l’ospedale in città; i dirimpettai di turbogas e inceneritori viventi fra effluvi infernali; gli abitanti di quartieri periferici edificati sopra discariche comunali; gli automobilisti che non trovano i parcheggi sotterranei in centro perché non esistono; i commercianti del centro che languono perché il Comune tassa anche l’ombra e le sedie dei bar. Per non parlare dei futuri cittadini di una città peggiore di quello che avrebbe potuto essere.

Il sociologo prof. U. Beck, autore del celebre saggio “La società del rischio”, in un recente articolo ritiene che si possa far fronte al bisogno di sicurezza, minato da mutamenti climatici, crisi finanziare e gli altri accidenti del nostro tempo, grazie all’applicazione del principio di “Precauzione attraverso la prevenzione”. Ma guarda! Gli ambientalisti nostrani si sono sgolati per anni proprio invocando il Principio di precauzione! Che avessero ragione? Il neo sindaco pensa che l’adozione del Principio di Precauzione sia incompatibile con le sue prerogative decisionali nel governo della città? Non sarebbe del tutto oziosa una sua risposta a questa domanda.


Paolo Giardini

http://it.wikipedia.org/wiki/Ulrich_Beck

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