Valentine de Saint-Point (1875-1953) fu personaggio originalissimo. Provocatrice, avanguardista e femminista, ma anche il suo contrario, Valentine sfuggiva a ogni definizione, in costante confronto con esperienze diverse e burrascose, che finivano per lasciarla insoddisfatta. Nipote del poeta Lamartine, Valentine si sforzava di apparire un angelo decaduto. Bella e seducente, passò da un matrimonio precoce e traumatizzante con uno squilibrato ad altra unione, non meno desolante, con una persona giudicata troppo normale: l’insignificante uomo politico Charles Dumont. Dietro l’immagine aggressiva da virago trasgressiva e insaziabile, tuttavia, si celava una grande bontà d’animo. Non interessata al successo, avida di sensazioni forti e dissacranti, Valentine godeva nel concedersi o nel negarsi, incendiando gli animi, posando anche come modella, per un pittore, probabilmente suo amante. Maliarda, amante della vita audace e dissipata, in cerca di sentimenti tenebrosi e perversi, appassionata di aviazione e di scherma, non amava gli uomini e non era amata dalle donne. L’incontro con Marinetti, il fondatore del Futurismo, nel 1909, cambiò la sua vita. Divenne amante e allieva del vate modernista, convertendosi lei stessa alla religione del movimento e dello slancio vitalistico. La relazione tra i due fu travolgente e comunque difficile e tormentata. Inneggiando al Futurismo, Valentine lanciò nel 1912 il Manifesto della donna futurista e l’anno dopo l’ancor più scandaloso manifesto della lussuria. Ebbra di sensualità e di idee forti, carnali, odiava la massa e prediligeva le élites. La spregiudicata ondata futurista avrebbe, secondo Valentine, aperto la via dell’emancipazione femminile. E l’erotismo ne sarebbe stata la condizione essenziale di evoluzione. In questo quadro, la donna avrebbe ritrovato la propria natura istintiva e dominatrice. Il contrasto con la misoginia di Martinetti, tuttavia, esplose con tutta la sua evidenza, quando Valentine con un clamoroso voltafaccia si unì alle manifestazioni delle “suffraggette” inglesi. Convinta, al pari di Nietzsche, che il mondo non si divida tra uomini e donne, ma tra forti e deboli, si allontanò dal Futurismo, senza però rinnegarne il carattere e l’impostazione rivoluzionaria. Creò, poi, un nuovo tipo di danza, la Métachorie, ispirandola a concetti astratti, decisamente moderni. L’influenza futurista non venne meno anche in quel caso, riconducendone l’esperienza a un’autentica pantomima, simbolo e richiamo della musica. Nel solco del Futurismo, Valentine sognava il sincretismo delle arti e dell’intelligenza. Ritiratasi in Corsica, lavorò al progetto di un centro internazionale di cultura, segnato dalla sua stessa eccentricità e del suo stile di vita. Si trasferì in Egitto, dove abbracciò l’Islam. Entrò a far parte del circolo esoterico di Guénon, assumendo un nome della tradizione musulmana: Nour el Dine. Nome che conserverà fino alla morte, avvenuta nell’oblio generale e nella solitudine.
Casalino Pierluigi, 13.03.2009.