Oggi, 25 2 per Rai Due (Rubrica Non Solo Soldi), speciale sul centenario del futurismo, grande rilievo alla personale di Antonio Fiore, "Ufagrà nel 100 d. F.ovvero il Futurismo è morto, viva il Futurismo", a cura di Giorgio Di Genova, Galleria Vittoria, Via Margutta, inaugurata lo scorso 7 febbraio, conclusasi proprio ieri, dopo tre settimane di grande audience. Nel programma, un rapido excursus sul Futurismo cosiddetto storico, Balla e i pittori futuristi, fino ai contemporanei, ovvero Fiore, forse il più geniale di tutto il movimento futurista attuale. Come sottolineato dallo stesso curatore della mostra, nella trasmissione (e nel catalogo splendido della mostra di Fiore), proprio Ufagrà, storicamente esprime, più di tutta la pur sorprendente ondata del duemila (riunitasi a Ferrara per un centenario parallelo- neofuturisti-transumanisti-connettivisti-FTM Azione Futurista, con Graziano Cecchini, Riccardo Campa, Paolo Ruffilli, Baldo Savonari, Roby Guerra e Alessio Brugnoli e altri 30, anche Fiore con un videoclip), certa oggettiva continuità futurista, per questioni ideologiche e ataviche passatiste nazionali, rimossa da certa casta culturale italiana. Proprio fino al centenario. Flash di Rai Due su alcune delle opere del centenario di Fiore, una sorta di Balla del duemila, aeropittura ormai cosmica, alla luce dell'era spaziale e di Internet, colori innamorati e siderali, quasi alieni immateriali pronti dalle stelle a invadere la Terra per farla...evolvere, o umani olografici del futuro in partenza verso altri universi. La dimostrazioe scientifica della continuità del Futurismo, secondo anche le grandi speranze del futurista simbolo post1944, ovvero Enzo Benedetto (e la rivista Futurismo Oggi), con cui Fiore ha collaborato fin quasi al duemila (con la aeroscomparsa... del grande Enzo). Continuità... espressa anche in quest'anno futurista a Lecce nell'evento "Futurismo, nel suo centenario, la continuità" (Galleria del Palazzo Ducale-Cavallino-Lecce) a cura dello storico "storico" futuristico Luigi Tallarico (una vita per il futurismo, tra cui un saggio straordinario in I Futuristi a cura di Francesco Grisi): collettiva con lo stesso Fiore e anche Benedetto (fino al 20 Aprile)
Alla Mecca il profeta preferito dai musulmani era Mosè; a Medina il suo posto fu preso da Abramo, e Maometto trovò ottime risposte da opporre alle critiche degli ebrei:lui e i suoi musulmani erano tornati allo spirito più puro della fede (hanifiyya) proprio di quegli uomini che erano stati i primi muslim a sottomettersi a Dio. Non sappiamo fino a che punto Maometto abbia condiviso il desiderio di alcuni arabi degli insediamenti di tornare alla religione di Abramo. Nel Corano non viene fatta menzione della piccola setta meccana hanyfiyya;e la figura di Abramo prima delle sure medinesi fu oggetto di scarso interesse. Tuttavia, sembra che in questo periodo i musulmani chiamarono la loro fede hanifiyya, la vera religione di Abramo. Maometto aveva quindi trovato una via per confutare gli ebrei, senza abbandonare l'idea centrale della sottomissione a Dio anziché a una mera espressione terrena della fede, e la rivalutazione dell'importanza di Abramo gli permise di approfondire tale c...