IL TOTALITARISMO DEL XX SECOLO



Nella crescente complessità del mondo, dopo la catastrofe della prima guerra mondiale, lo sbalordimento condusse le masse ad una altrettanto crescente impazienza e al disprezzo della ragionevolezza, del compromesso e del progresso lento. Ciò accadde proprio in un momento in cui sarebbe stato sommamente importante mobilitare tutte le forze razionali e tutti gli sforzi pazienti, tutte le facoltà critiche e tutto il buon senso tollerante, per ordinare il mondo del dopoguerra in modo da evitare catastrofi più gravi. Nasceva così il totalitarismo, di cui il fascismo, ma anche il comunismo sovietico, sono state le manifestazioni primarie e importantissime. Mentre Cartesio sottolineava la legittimità del dubbio e il diritto dell'individuo pensante, il totalitarismo moderno, ha riaffermato una pretesa all'assolutismo analoga a quella della fede medioevale. La visione della vita, per coloro i quali hanno accettato il fascismo e il comunismo, non ha nulla in comune con la tradizione occidentale della ragione, il cui liberalismo era pronto ad ammettere che, insieme con la propria strada verso la verità, ve ne potessero essere altre. Il fanatismo dei totalitarismi nasceva dal carattere assolutista della loro fede politica: l'oppositore, per loro, ha sempre torto e non vi può essere perciò alcun compromesso. In questa ortodossia secolarizzata e distorta, il rigore che nulla teme è un vero servizio per il raggiungimento della meta. La certezza totalitaria della vittoria è fondata su una fiducia escatologica, scevra da connessioni morali, con lo spodestamento della ragione.
Casalino Pierluigi