IBN SINA (AVICENNA) GENIO MODERNO

Alfarabi adombra spesso la distinzione,, puntualizzata e poi resa celebre da Avicenna (Ibn Sina), tra l'essere necessario in sé (Dio, in cui l'essenza coincide con l'esistenza) e l'essere possibile (il contingente) reso necessario, cioè esistente, da "altro" (ancora Dio). Avicenna (Ibn Sina) (per esempio nel Kitab al Najat o Libro della Salvezza) opera una distinzione logica che avrà grande fortuna, nonostante induca importanti e complesse aporie. il necessario per sé (Dio) è ciò la cui non-esistenza implica contraddizione con, l'impossibile è ciò la cui esistenza o non-esistenza non implica contraddizione. L'aporia maggiore deriva dal fatto che, se il possibile non venisse obbligatoriamente tratto prima o poi in esistenza dal necessario, sarebbe impossibile e quindi logicamente contraddittorio: ciò postula un principio di pienezza per cui Dio ha dovuto rendere necessari/esistenti tutti i possibili, con grave pregiudizio della sua libera scelta, come acutamente notò Al-Ghazali. Espliciti accenni a questo argomento si trovano, tra l'altro, nel libro delle Scienze (Da^mish-Na^ma) di Avicenna. Ora, dice dunque Avicenna (Ibn Sina), se riguardo alla possibilità di esistere, non vi fosse nulla di reale, la cosa si troverebbe nello stato della non-cosa; dunque non avrebbe neppure una potenzialità in sé e non sarebbe possibile che esista; di conseguenza non esisterebbe mai. Perciò, essere possibile significa già essere qualcosa; di modo che, non appena la cosa è realizzata, (lo stato di potenzialità) non esiste più.Tutto ciò che viene all'esistnza grazie ad una causa, necessariamnte. La possibilità che non venga sarebbe assurda, poiché nel momento che si dia una causa, ma nessuno effetto risultane derivi, o la natura (della causa) è imperfetta.
Casalino Pieluigi